Nous disons révolution

da: immateriali resistenti

Nous disons révolution

 

di BEATRIZ PRECIADO

art3

Pare che i vecchi guru dell’Europa coloniale si stiano ostinando a voler spiegare agli attivisti dei movimenti Occupy, Indignados, handi-trans-froci-lesbiche-intersex e post-porn che non potremo fare la rivoluzione perché non abbiamo nessuna ideologia. Dicono «un’ideologia» esattamente come mia madre diceva «un marito». Bene: non abbiamo bisogno né di ideologie né di mariti. Noi, nuove femministe, non abbiamo bisogno di mariti perché non siamo donne. Così come non abbiamo bisogno d’ideologie perché non siamo un popolo. Né comunismo né liberalismo. Né ritornello catto-musulmano-ebraico. Parliamo un altro linguaggio. Loro dicono rappresentazione. Noi diciamo sperimentazione. Loro dicono identità. Noi diciamo moltitudine. Loro dicono controllare la banlieue. Noi diciamo meticciare la città.
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da Torino a Firenze. Fuori i fascisti dalle città.

Modou Samb, 40 anni, ucciso; Mor Diop, 54 anni, ucciso; Mustafa Dieng, 34 anni, in ospedale; Mor Soughou, 32 anni, in ospedale; Cheikh Mbengue, 42 anni, in ospedale.

Questi i nomi degli uomini colpiti ieri da un fascista assassino a Firenze. E la prima cosa che ho voluto fare è nominarli. Perchè  li si ricordi con il loro nome, perchè non si dica “dei senegalesi”. La prima cosa è il grande dolore per delle persone ammazzate barbaramente.  La rabbia perchè ad ucciderli è stato odio razziale, perchè in questo paese i fascisti se ne possono andare in giro a spargere i loro vaneggiamenti di morte,  la loro ossessione identitaria. Perchè non è mai stato spazzato via, il fascismo, sdoganato come una visione del mondo tra tante (un’amica mi racconta che stamani a Controradio veniva intervistato un fascista, e ieri sera alla televisione Maria Annunziata ha avuto come ospite un aderente a Casa Pound, che ci racconta che loro non c’entrano nulla, che anzi sono un’associazione di volontariato).

Modou Samb e Mor Sab sono stati uccisi da un fascista, non da un pazzo. Da un fascista vicino a Casa Pound. E lui, l’assassino, non lo nomino, perchè mi fa troppo schifo.

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Vi Subversa “un dildo nel buco del culo del music-business”

POISON GIRLS

Gruppo anarco-punk di Brighton (Inghilterra), fondato nel 1976 e guidato da Vi Subversa, una musicista quarantenne madre di due figli, anch’essi musicisti della stessa area anarchica. Secondo una fonte, Vi Subversa (si ignora il suo vero nome) decise di fondare le Poison Girls quando i suoi due ragazzi entrarono a far parte dei Fatal Microbes (i due ragazzi, Pete Fender e Gem Stone, faranno parte, in seguito, dei Rubella Ballet). La donna sarebbe stata spronata da un pensiero del tipo, “Qualunque cosa facciano loro, posso farla anch’io”. La musicista descrisse le Poison Girls come un “dildo nel buco del culo del music-business” (scusate la trivialità: non è bello leggere parolacce come music-business, non succederà più). La formazione originale delle Poison Girls comprendeva, oltre a Vi Subversa (voce), Lance D’Boyle (batteria), Richard Famous (chitarra) e Bernhardt Rebours (basso, sintetizzatore e tastiere). Le Poison Girls, dopo la fondazione, si trasferirono nella Burleigh House, nell’Essex, vicino alla Dial House dei compagni anarchici Crass, la band intorno alla quale ruotava gran parte del movimento punk anarchico che si sviluppò in quel periodo.

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#25novembre: non una di più!

da:Femminismo a Sud


Venerdì 25 novembre saremo in tante a manifestare contro la violenza sulle donne: saremo nelle piazze e saremo anche nel web, come sempre.

Tra le numerose iniziative ci arriva la comunicazione e l’invito a partecipare anche da Pisa, dove le donne dell’Associazione Casa della Donna, storico luogo femminista in città e sede anche del Centro Antiviolenza, organizzano insieme a molte altre realtà cittadine sensibili al tema un presidio contro i femminicidi. L’appuntamento è a Pisa alle ore 17 su Ponte di Mezzo.

Le donne di Pisa comporranno un enorme simbolo femminista con 129 paia di scarpe con un fiore rosso, tante quante il numero delle vittime di violenza maschile in Italia ad oggi dal primo gennaio 2011.

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Kreszentia (Zenzl) Elfinger Mühsam (1884-1962) Una libertaria resistente

Leonhard gentilmente ci manda la storia di un’altra donna da aggiungere alle nostre “voci diverse” e noi volentieri la pubblichiamo

Kreszentia (Zenzl) Elfinger , figlia di contadini, ragazza madre, conosce negli anni antecedenti alla prima guerra mondiale negli ambienti bohème di Monaco d. B. il poeta anarchico Erich Mühsam.

Anche Zenzl sposa la causa libertaria e proletaria; si sposano nel 1915.

Compagna affezionata e fedele nelle lotte anarco-comuniste e antimilitariste di Mühsam, il poeta che nei suoi scritti e in numerose poesie incita la classe operaia a lottare per la propria libertà e per i propri diritti.

Lo scrittore anarchico Ernst Toller la chiama “Compagno Zenzl”. Lo scrittore Martin Andersen Nexö descrive la coppia così: “Lo spirito di Zenzl era rivoluzionario come il suo (di Mühsam). Lei campagna e aria fresca- lui metropoli con estetica e aria di libri”.

Zenzl partecipa con suo marito alla Repubblica dei Consigli della Baviera del 1918-19. Ma le truppe bianche stroncano questa avventura socialista e Mühsam viene condannato per la sua partecipazione a 15 anni. Zenzl per miracolo non viene linciata, è arrestata ma poco dopo rilasciata.

Negli anni di carcere di suo marito 1919 -1924 Zenzl lotta per l’amnistia di Erich e dei suoi compagni ed è molto attiva nel Soccorso Rosso e in giro per la Germania a parlare nei comizi.

Dopo il rilascio di Mühsam, alla fine del 24, si stabiliscono a Berlino. Oltre alla sua attività letteraria il poeta anarchico non si stanca di mettere in guardia tutti contro il pericolo nazista. Si impegna instancabilmente per il fronte comune con comunisti e socialisti contro il nazismo e per l’unificazione del proletariato rivoluzionario. La coppia Mühsam è molto impegnata nel soccorsoRosso.

Dopo la consegna del potere a Hitler e l’incendio del Reichstag nel febbraio del 33 Mühsam viene arrestato e torturato per 16 lunghi mesi in vari carceri e campi di concentramento. Zenzl lotta instancabilmente per il suo rilascio, va a trovarlo anche senza permesso e denuncia il maltrattamentodi suo marito che viene infine impiccato nel campo di concentramento di Oranienburg nel luglio del 1934 e sepolto il 16 luglio 1934 nel cimitero di Berlin- Dahlem.