Rosa Luxemburg

 

In una lettera a Luise Kautsky, la moglie di Karl, il grande leader della socialdemocrazia tedesca, così scriveva Rosa Luxemburg nel 1915 dal carcere: “Ho bisogno dopotutto che qualcuno mi creda, quando dico che solo per sbaglio sono presa nel turbine della storia del mondo, ma in realtà sono nata per stare a custodire le oche”.

Ma fu la grande e terribile storia del mondo a segnare irrimediabilmente la sua vita, da quando appena sedicenne si era iscritta al partito socialista rivoluzionario polacco fino alla morte violenta nella Berlino del gennaio 1919 per mano assassina, armata dal governo socialdemocratico.

Rosa nasce nel 1870 a Zamosc in Polonia da una agiata famiglia ebraica di idee liberali e antizariste. A Zurigo, dove si era rifugiata per sfuggire alla polizia zarista, studia gli economisti classici e Marx ed entra in contatto con gli uomini dell’Internazionale socialista. Nel 1887 si trasferisce in Germania e diventa in breve tempo uno dei più prestigiosi esponenti della socialdemocrazia tedesca.

La Luxemburg si contraddistingue, nel movimento socialista internazionale, per la profonda persuasione che il riscatto delle masse diseredate deve accompagnarsi al riscatto della libertà di ogni singolo uomo, la quale non può essere sacrificata alla indistinzione della massa.

In secondo luogo ella pensa, a differenza di Kautsky e contro il suo determinismo meccanicistico, che il socialismo non sia l’esito inevitabile della storia, bensì solo una possibilità – certo non astratta, bensì presente concretamente nel grembo della storia -, sicché il tramonto del capitalismo, questo sì inevitabile, e la sua degenerazione, aprono drammaticamente un dilemma: o socialismo o barbarie. Di qui l’importanza della volontà cosciente degli uomini: “la vittoria del socialismo non cadrà dal cielo come un fato”, ma non potrà che essere l’esito, non garantito da nessuna necessità, di una lotta da condurre quotidianamente.

L’esplosione della guerra, e l’adesione ad essa del partito socialdemocratico tedesco, avrebbero indotto Rosa, in carcere per gran parte degli anni di guerra, a dare vita nel 1914 alla Lega di Spartaco che, preso il nome di partito comunista tedesco, avrebbe tentato nel 1919 l’insurrezione rivoluzionaria a Berlino, in cui ella avrebbe trovato la morte.

Gli argomenti fondamentali che ritroviamo nei suoi scritti (i principali: “Riforma sociale o rivoluzione” del 1898 e “L’accumulazione del capitale” del 1913) vanno dal rifiuto della revisione in senso riformistico e gradualistico del marxismo avanzata da Bernstein al modo di intendere, diversamente da Lenin, i rapporti tra classe e partito, dal rifiuto della guerra al giudizio sull’Ottobre del 1917, fatto di adesione alla sua ispirazione sovietista, ma anche di critica alla teorizzazione delle misure repressive e autoritarie decise da Lenin.