Ixindamix e Sim Simmer (Spiral Tribe) – BadGirlz

 

La meravigliosa Ixindamix con Sim Simmer (voce), dai sempreverdi Spiral Tribe.

Visita SpiralTribe.org (Sito ufficiale)

Pagina del sito (Spiralz) che contiene dei notevoli live, dj set, registrazioni di trasmissioni radio.

Audiotrix.org – pagina dell’ etichetta musicale indipendente, gestita da Ixxi

network23 – a network for free sites

Alzare il volume appalla è vivamente consigliato! 🙂

Abc della femminista teknologica

Abc della femminista teknologica

nonnetek

Per farvi raccapezzare e per farvi scorrere il testo solo se c’e’ qualcosa che vi interessa vi anticipo un Indice degli argomenti trattati:

Intro | Mezzi di comunicazione | Le donne e il computer | I blog | Gli spazi liberati (e il triste mondo della rete assoggettato a google)
| La mailing list | Fare mailing list | Fare blog

Ovviamente vi consiglio di leggere tutto perchè la suddivisione in paragrafi in realtà è speculare ad un unico filo conduttore. Tutto il testo (che è da integrare, arricchire e quindi consideratelo una versione 1.0 di qualunque scrittura di codice) parla di come fare comunicazione, di una etica femminista possibile nella comunicazione teknologica, di quello che non va’ nella rete e nella comunicazione attuale. Se vi piace, buona lettura:

Intro

– Il pensiero femminista che non si serve di mezzi di comunicazione resta solo nella nostra testa.
– Il mezzo di comunicazione che vi apre la porta per poter raggiungere tante persone contemporaneamente, ovunque esse si trovino, con poca spesa, è il web.
– Lo strumento per arrivarci è: il computer!

Il computer non è una macchina infernale: è solo un elettrodomestico.

– Come tutti gli elettrodomestici il computer ha un tasto On/Off e voi lo userete per quello che vi è utile fare.
– Come una lavatrice il computer si serve di un programma di gestione o sistema operativo.
– Il sistema operativo più comunemente usato è Windows.
– Il computer più spesso vi serve per: scrivere testi, ricevere e mandare mail, viaggiare su internet.
– Per scrivere testi generalmente usate file in word.
– Per ricevere e mandare mail generalmente usate microsoft outlook o outlook express.
– Per viaggiare su internet generalmente usate Internet Explorer.

Windows, word, outlook, internet explorer non sono gli unici programmi per poter raggiungere gli stessi scopi. Si tratta infatti di un sistema operativo e di software proprietari il cui utilizzo viene imposto e viene da voi pagato. Esistono programmi free, gratuiti e in condivisione che potete scaricare liberamente dalla rete e installare sul vostro computer senza nessuna spesa. Continue reading

Finché siam gregge, è giusto che ci sia cricca social per leggi decretar…

Pria di morir sul fango della via,
imiteremo Bresci e Ravachol;
chi stende a te la mano, o borghesia,
è un uomo indegno di guardare il sol.

Le macchine stridenti dilaniano i pezzenti
e pallide e piangenti stan le spose ognor,
restano i campi incolti e i minator sepolti
e gli operai travolti da omicidio ognor.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

Francia all’erta, sulla ghigliottina,
tronca il capo a chi punirla vuol;
Spagna vil garrotta ed assassina;
fucila Italia chi tremar non suol.

In America impiccati, in Africa sgozzati,
in Spagna torturati a Montjuich ognor;
ma la razza trista del signor teppista
l’individualista sa colpir ancor.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

Finché siam gregge, è giusto che ci sia
cricca social per leggi decretar;
finché non splende il sol dell’anarchia
vedremo sempre il popol trucidar.

Sbirri, inorridite, se la dinamite
voi scrosciare udite contro l’oppressor;
abbiamo contro tutti, sbirri e farabutti,
e uno contro tutti noi li sperderem.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

Da “Vai pure”, Carla Lonzi, 1980

VAI PURE

Da “Vai pure”, Carla Lonzi, 1980

Si tratta di un lungo colloquio tra Carla Lonzi, critica d’arte, esponente di Rivolta Femminile, gruppo storico del femminismo italiano, e il suo compagno, registrati, trascritti e infine pubblicati.

Carla – tu avevi sempre un po’ colpevolizzato il mio rapporto con te come un rapporto che ti dava problemi che non erano tuoi, che ti appesantiva con la mia coscienza di donna, però in fondo stavi al dunque e questo mi faceva pensare che fosse una cosa che ti riguardava più profondamente di quanto tu volessi ammettere e che si stessero facendo dei passi nella stessa direzione, anche se tu dalla tua condizione di uomo, io dalla mia condizione di donna

– tutto questo capire per me è un’esigenza di vita per andare avanti e non un capire scisso dalle soluzioni che trovo. Per me va tutto insieme. Il giorno che uno capisce qualcosa di sé e dell’altro deve agire di conseguenza. Se capisco una cosa e poi ne faccio un’altra mi sento proprio massacrata da me stessa. L’inganno in cui sono caduta è questo: capire da un lato e dall’altro andare sulle piste di sempre.

– ora io non ho intenzione di cedere, naturalmente, e mi rendo conto del perché poi una donna deve cedere. Perché il bisogno di autonomia entra in totale contrasto con il bisogno d’amore, e il bisogno d’amore è sentito così forte che prende il sopravvento sui bisogni di autonomia. Però questa è la fine…io desidero un amore che sia amore della mia autonomia, che non sia amore della mia dipendenza e del mio servizio.

– quello che proprio mi scandalizza e che mi fa sentire estranea e ferita da questo mondo è la priorità che viene data al potenziamento della condizione individuale in vista della produzione di un’opera a scapito dell’autenticità dei rapporti…io per rapporto intendo una coscienza della realtà che scorre tra le persone, e che per me è indispensabile per rimuovere i punti morti di una cultura che viaggia solo sulla coscienza maschile. Per me rapporto significa conoscenza reciproca e modificazione cosciente di sé all’interno di questo. L’amore dovrebbe essere un’uscita dalla solitudine, una partecipazione a qualcosa di comune…un rapporto svela delle verità, fa conoscere non solo se stessi, ma anche l’altro, dà una visione delle due parti.

– il piano della relazione persona a persona funziona nell’ambito privato e basta. Sul piano sociale è stato negato, la società si è costituita su un tipo contratto che non è quello della verità reciproca.

(L’artista) in fondo vive proprio della mancanza di rapporti e vive di climi, legami, suggestioni che gestisce e in cui non devono entrare fattori di autonomia perché lo disturbano. Oppure non lo disturbano se hanno un carattere provvisorio, per cui non si pongono come stati di coscienza che creano un altro punto di vista, ma come materiale, come stimolo, che gli permette di arricchire le sue visioni sulla realtà, e anche di avere più vibrazioni.

– io considero che la donna non esprime quell’amore e quella cura delle relazioni con tutta la problematicità con cui lei la vive…quando una donna inizia ad esprimere la sua problematicità, il suo chiedersi chi è, il suo chiedersi cosa c’è dietro una situazione o un certo tipo di rapporto, l’uomo si sdegna, si insospettisce, la comincia ad evitare. Finchè a lei non è passata quell’inquietudine, allora l’uomo è soddisfatto e dice: “ecco, ora sei veramente serena, matura”. Invece lei si è semplicemente adattata al ruolo….avvengono tante reazioni: delle reazioni a metà, dei tentativi di vita diversa, delle rivolte subito sedate, delle manifestazioni di pazzia, dei progetti utopistici….il giorno che divento un elemento che tu senti negativo o in dissidenza, allora dici “è meglio che stia da solo, che cerchi altri tipi di contatto”, perché sono contatti, non rapporti.

– questa attività che svolgo io si basa sul rapporto umano, sulla conoscenza reciproca, sulla demolizione del mito culturale del protagonista. Sul far vedere chele cose si svolgono sempre attraverso un dialogo, che le verità sono sempre in un rapporto. Nel lavorio sul piano umano che fa una donna insieme a un uomo. Nello scambio di due senza di che le cose non si verificano. Poi c’è questo passaggio, nella nostra cultura, che assomma tutte le prerogative a un individuo e all’opera che ha prodotto.

Io trovo astratto, cioè non vero, irreale, tutto questo costituirsi della personalità maschile come un produrre da sé. Esiste sempre un rapporto, un dialogo.

Il mio compito culturale è arrivare ad essere riconosciuta come coscienza. E quindi come parte in causa di un processo comune. È il processo non prestigioso che porta a uno scatto di coscienza che viene sempre nascosto, ed è quello in cui la donna è presente…..La donna manda avanti scatti di coscienza, senza che però cambi il sistema.

– quando io ti ho incontrato, tu eri un uomo in crisi e io ti prendevo per la mano e ti portavo dentro la tua crisi, trovando le parole, le indagini, la localizzazione dei problemi, ti portavo in questa zona che era una specie di boscaglia tutta intricata dove non c’erano sentieri, dove non c’era stata un’esplorazione. Una donna inizia l’altro ad affrontare la vita interiore nel dialogo. Invece l’uomo ha spesso un modo solipsistico di affrontare se stesso che non lo porta molto lontano. Mentre la donna lo ha condotto agli Inferi per la mano, lui la abbandona sulla porta di casa e quando è nel mondo non crea nessun collegamento con quella che è stata la sua esperienza con la donna.

– siccome la donna è dialogo, il Paradiso per lei significa poter esercitare questo dialogo con un altro; una donna vive se stessa nel rapporto, mentre l’immagine che l’uomo ha di sé è al di fuori del rapporto. quindi la donna è abbastanza cosciente del suo bisogno dell’altro, mentre l’uomo non lo è.

Carla- io simbolizzo questa esigenza però sono anche una figura reale, perché sono una coscienza reale di quello che rappresento. Io mi sono chiesta: “ma perché Dante ha scritto tutto quello che ha scritto con Beatrice in testa? Perché Cervantes si è rivolto a Dulcinea? Perché Petrarca si è rivolto a Laura?……l’”ispiratrice”: perché la donna simbolizza quell’esigenza di libertà in se stessi, di verità dell’anima.

Paolo- no, simbolizza dove non c’è conflitto.

C- no, io non simbolizzo dove non c’è conflitto

P- la cosa nuova con te è questa qui, che tu sei anche il conflitto

C- perché la donna come Beatrice non implica il conflitto? Eppure è un simbolo dell’autenticità. Ma appunto, una cosa è viverla come simbolo, una cosa è viverla nella realtà l’autenticità di un altro: diventa conflitto. L’uomo tende invece a vivere l’autenticità come simbolo e quindi a richiamarsi a questo punto di verità come a un sereno, un approdo di benessere. Però io non posso accogliere la tua verità in modo pacifico perché devo tener conto della mia, sennò non è una verità.

Allora quando tu la metti a confronto con me si crea un conflitto. E questa è la situazione nuova.

Io non posso accettare di essere usata come creatura simbolica. Non lo sono, ma ho fatto mille sforzi di non esserlo. Mi sono assunta tutta la fatica di non esserlo.

anarco-femminismo

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L’anarco-femminismo è una branca del movimento femminista che vede il dominio degli uomini sulle donne come una delle prime manifestazioni gerarchiche e discriminatorie della nostra società. Questa lotta contro il dominio di un genere sessuale sull’altro, invita a combattere tutte le forme gerarchiche che si fondano sulle istituzioni come lo Stato. A partire dagli “anni 60” del XX secolo si consolida in maniera strutturale una tendenza del femminismo e dell’anarchismo, in verità storicamente già esistente (es. l’inglese Mary Wollstonecraft (1759-1797) e la franco-peruviana Flora Tristan (1803-1844) furono vere e proprie antesignane del movimento), denominata anarco-femminismo. Questo pensiero antiautoritario ha gli stessi fini dell’anarchismo: lotta al patriarcato, all’autorità, alla gerarchia, al sessismo ecc. e costruzione di una società fondata sulla libertà, l’egualitarismo, l’autogestione ecc.

Le anarchiche femministe intendono rompere con il patriarcato e con qualsiasi forma di dominio (razzismo, sessismo, classismo ecc.) opponendosi inoltre ai paradigmi maschilisti e femministi tendenti a separare gli esseri umani in funzione del genere sessuale d’appartenenza e secondo cui alcune caratteristiche sarebbero prerogative prettamente maschili (l’aggressività, la forza e il coraggio ecc.) mentre altre apparterrebbero al mondo femminile (cooperazione, la sensibilità e la dolcezza ecc.).

Le anarchiche ricercano quindi una convivenza equivalente tra i generi sessuali in un’ottica rivoluzionaria, in cui lo scopo è quella di abbattere ogni sopruso e sopraffazione, non ritenendo il riformismo legislativo (prerogativa delle correnti legate al femminismo classico) un mezzo consono al raggiungimento degli obiettivi preposti.

Inoltre, in quanto genere sessuale sottomesso in questa società del dominio, sostengono che le donne debbano mettersi in testa ai movimenti d’emancipazione con lo scopo di disarticolare il sistema autoritario e patriarcale.

Il movimento specifico anarco-femminsita si pone in lotta contro tutte le disparità (economiche, sociali, culturali ecc.) attraverso il principio dell’autogestione, dell’azione diretta, del boicottaggio, della disobbedienza civile ecc. ossia attraverso i classici mezzi di lotta del movimento anarchico.

Le femministe nel movimento anarchico

L’anarco-femminismo è la risposta all’anarchismo occidentale in quanto progetto politico dominato dai maschi borghesi bianchi, americani ed europei. Prima dello sviluppo del pensiero anarco-femminista la maggior parte degli anarchici e delle anarchiche aspirava a liberare la sfera pubblica, ma trascurava quella privata e familiare. Le femministe hanno quindi avuto l’importantissima funzione di allargare la visione antiautoritaria del movimento anarchico internazionale.

 

Lucy Parsons, anarco-femminista statunitense

Storicamente le donne anarchiche sono state sempre in prima fila nella lotta contro la discriminazione sessuale. Durante la Rivoluzione Francese, quella che era una sorta di sezione femminile degli Enragés, la Société des Républicaines Révolutionnaires, rivendicava l’uguaglianza tra i sessi. Anche durante la Comune parigina del 1871, molte donne (Louise Michel, André Léo, Victorine Rouchy, Marguerite Lachaise…), alcune delle quali dichiaratamente anarchiche, intrapreso battaglie antisessiste: soppressione della distinzione tra donne sposate e concubine, tra bambini legittimi e naturali, richiesero l’abolizione della prostituzione, considerata come una forma di sfruttamento commerciale dell’essere umano sull’essere umano, ottenendo la chiusura delle case di tolleranza ecc.

All’inizio del XX° secolo Emma Goldman e Voltairine de Cleyre furono le anarchiche più conosciute che operarono in favore delle donne [1], senza però dimenticarsi, solo per citarne alcune, l’inglese Charlotte Wilson, la tedesca Etta Federn, la statunitense Lucy Parsons, l’ispano argentina Juana Rouco, la portoricana Luisa Capetillo, la brasiliana Maria Lacerda de Moura e le italiane Leda Rafanelli e Virgilia D’Andrea. Durante la rivoluzione spagnola si costituì un gruppo anarco-femminista chiamato Mujeres Libres (“Donne libere”) che conciliava le posizioni anarchiche con quelle femministe, così come una donna anarchica, Federica Montseny, fu eletta Ministro della sanità[2] .

La partecipazione al movimento femminista è stata talvolta mal vista da molti anarchici (maschi, ma anche femmine)[3], che hanno, da una parte, criticato il “separatismo” e, dall’altra, sostenuto che già nell’anarchismo fosse incluso il femminismo. Quest’ultima critica, dal punto di vista anarco-femminista, è abbastanza inopportuna poiché il femminismo anarchico è un percorso che non nega valenza al particolare, al pari, e con gli stessi limiti, di altri percorsi, magari storicamente già sperimentati, come quello dei lavoratori anarchici, dei giovani anarchici, e via dicendo.

http://ita.anarchopedia.org/anarco-femminismo