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San Juan Copala e’ un Municipio Autonomo che raccoglie una ventina di comunità indigene di etnia triqui dello stato di Oaxaca, nell’entroterra montagnoso del sud del Messico. Questa zona per anni è stata saccheggiata:  dagli  spagnoli prima, dallo stato messicano poi e dalle multinazionali oggi.

Ma dal 2007, seguendo l’esempio zapatista, gli abitanti  si sono ribellati, hanno deciso di riprendersi la prpria vita e si sono costituiti in Municipio Autonomo, retto da delegati popolari nominati  in assemblea, esercitando il diritto all’autogoverno, dimostrando che esistono modi di vivere e di organizzarsi diversi da quelli che ci impongono con il mercato e la militarizzazione.

Questo chiaramente da noia ai poteri forti. per questo da mesi San Juan Copala viene attaccato dai paramilitari:  già 21 le vittime, tra cui un bambino e varie donne. Da marzo la zona è circondata da questi esecutori di  “missioni sporche”. Da allora un vero e proprio embargo, non arriva niente:  maestri, medicine, cibo. Luce e telefono sono stati tagliati.

Il 27 aprile scorso i paramilitari hanno teso un’imboscata a una carovana di solidarietà di attivisti/e che portavano medicine e cibo a San Juan Copala. Vi  hanno perso la vita la messicana Bety Cariño e il  finlandese Jyri Jaakkola.

In questo mese di agosto le donne di San Juan Copala hanno deciso di accamparsi nella capitale dello stato, ad Oaxaca, per denunciare la violenza di cui sono vittime e rivendicare  il loro diritto all’autodeterminazione.

Questo il loro appello:

AL POPOLO DELL’OAXACA

AI MEZZI DI COMUNICAZIONE ONESTI

A “LA OTRA CAMPAŇA”

ALLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI E PER I DIRITTI UMANI

ALLA DEGNA NAZIONE TRIQUI

Compagne e compagni, le donne triquis di San Juan Copala si rivolgono a voi perchè si sappia dalla nostra stessa voce il dolore che il potente detta come destino per gli indigeni di questo paese. Oggi vogliamo dire a questi signori del denaro che ci ribelliamo, che ci solleviamo e denunciamo con coraggio: che il mondo sappia che in questo paese gli indigeni sono in resistenza; perchè il malgoverno, obbedendo agli ordini del grande capitale, ha voluto far scomparire i nostri popoli per appropriarsi della grande ricchezza naturale che per secoli abbiamo saputo conservare per il bene dell’umanità; perchè è questo il vero motivo della violenza a cui oggi sono sottoposti i triques, è per questo che da quei palazzi di cristallo in cui decidono i governi del nostro stato viene l’ordine criminale di attaccarci con armi potenti, senza che importi che le vittime siano per la gran parte donne.

Sono le donne di Copala ad essere le più colpite dalla violenza perchè oltre ad essere moglie, sorella, figlia, madre, siamo noi quelle che camminando per le montagne, per ore trasportiamo gli alimenti perchè il nostro villaggio non muoia di fame; per questo vogliamo dire a tutta la gente umile di questo paese e in special modo alle coraggiose donne dell’Oaxaca, che noi donne triquis abbiamo deciso di uscire per le strade per chiedere la loro solidarietà, poiché essendo indigene e donne il nostro dolore è doppio e il malgoverno invece di fare giustizia è quello che dà l’ordine di massacrarci, solo perchè resistiamo al fianco dei nostri compagni.

Solo dal 27 aprile ad oggi, sono state aggredite 38 donne, perchè cercavano di difendere la nostra libertà di governarci secondo la nostra storia e la nostra cultura; però sappiamo bene che in tutta la regione molte altre sono state aggredite con il pretesto di conflitti interni, hanno trasformato la donna triquis in un bottino di guerra, per questo gridiamo YA BASTA. Un ya basta che arrivi in tutta la nostra regione e soprattutto al cuore delle nostre sorelle triques, in modo che secondo i nostri modi prendiamo il destino dei nostri villaggi nelle nostre mani, perchè siamo noi quelle che con la nostra tenerezza e il nostro amore potremo liberare il nostro popolo dalla mano estranea che senza conoscere la nostra storia si è dedicato per decenni a calpestare la nostra dignità e dobbiamo liberarci anche, è necessario dirlo chiaramente, da quegli indigeni che rinnegano la loro storia o la disconoscono e affittano i propri servizi di sicari per massacrare il nostro popolo. Questo è dimostrato dal fatto che usando come pretesto la menzogna che un capo militare era stato assassinato nella nostra comunità, centinaia di poliziotti sono entrati a San Juan Copala, e al colmo del cinismo sono stati questi poliziotti al comando di Jorges Quemada a prendere il palazzo municipale e a darlo in possesso ai paramilitari della UBISORT e sono state le palle sparate dai poliziotti a ferire gravemente le nostre compagne ADELA e SELENA di 14 e 17 anni.

Oggi in risposta a tante aggressioni ci accamperemo in maniera indefinita in questo zocalo della capitale (…) chiediamo l’appoggio dei compagni delle diverse organizzazioni solidali, così come chiediamo la vigilanza di tutti i compagni degli organismi per i diritti umani non ufficiali perchè crediamo che la persecuzione di cui siamo oggetto da parte del malgoverno possa continuare anche in questo luogo. Informeremo in modo permanente riguardo a tutto ciò che accade nella nostra regione e cCi ritireremo soltanto quando i criminali che seminano di dolore il nostro popolo saranno imprigionati e a San Juan Copala si potrà camminare liberamente.

HANNO PAURA DI NOI PERCHE’ NON ABBIAMO PAURA

Mujeres en Resistencia de San Juan Copala

11 agosto 2010

tradotto da kaosenlared

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