Bety Cariño Trujillo

Bety Cariño Trujillo

Attivista dei diritti umani in Oaxaca (Messico) fu uccisa in un attacco paramilitare il 27 aprile 2010 mentre prendeva parte a un’azione non violenta in difesa dei diritti umani.  Bety era direttrice del Centro de Apoyo Comunitario Trabajando Unidos (Cactus) e integrante della Red de Radios Indígenas Comunitarias del Sureste mexicano

Era parte di una carovana che cercava di rompere un blocco imposto a una vulnerabile comunità da paramilitari pro-governatovi in Oaxaca. Insieme a lei fu ucciso anche l’osservatore internazionale, Yiri Antero Jakala, di nazionalità finlandese.

Bety Cariño Trujillo, difendeva i diritti umani da oltre 15 anni e lavorava nell’accompagnamento comunitario nella regione della mixteca e nella formazione delle popolazioni indigene della regione.

Ha inoltre promosso la creazione di reti di economia solidale in varie comunità della zona e con altre organizzazioni, ha creato la Red de Radios Indígenas Comunitarias del Sureste Mexicano.

aspettando i sottotitoli by lilli sotto la traduzione del discorso del video:

Le gambe ben ferme sul suolo, la testa ardita, dignitosa, la mente fredda e il cuore ardente.

Sorelle e fratelli, con la mia voce parla la voce delle sorelle e dei fratelli del mio villaggio, nell’Oaxaca ribelle, in questo grande paese che si chiama Messico.

In queste righe non posso parlare di me se non parlo delle altre e degli altri perchè io sono solo se esse ed essi sono, allora siamo noi.

Sorelle e fratelli, queste donne che siamo, figlie, sorelle, madri, compagne, maestre, indigene, mixteche, oaxaquegnas, messicane, attiviste, comunicatrici, donne che stanno guidando i propri villaggi contro il saccheggio della nostra madre terra a beneficio delle grandi corporazioni multinazionali del capitale finanziario. Oggi nelle nostre voci, nelle nostre lotte, nelle nostre mani continuano a vivere i legittimi aneliti di giustizia sociale della rivoluzione messicana. È la stessa lotta che 200 anni fa portò avanti Morelos, è la stessa di Magon e del grande Zapata. Nel Messico attuale è la lotta dell’Esercito Zapatista di liberazione Nazionale. Lotta che è costata la vita a migliaia di messicani e messicane. Tutti loro: gente povera, “de abajo”, che ha lottato, e il luogo che gli ha lasciato la storia continua ad essere l’esclusione e l’oblio.

Oggi i/le giovani, i popoli originari e le donne sono al primo posto in questa catastrofe. Il trattato del libero commercio, gli accordi commerciali con la complicità dei nostri malgoverni, hanno fatto sì che i nostri campi siano in uno stato di rovina e disastro, vittime di questa apertura commerciale indiscriminata, delle coltivazioni transgeniche, di queste …………transnazionali che si trasformano nelle grandi zone minerarie, nei grandi parchi eolici, nei grandi bacini che generano energia elettrica, per altri, ma non per noi, veri padroni di questa terra, nelle fibre ottiche che portano luce in altri luoghi.

Oggi vogliamo dirvi che tutto questo ha portato a una migrazione forzata di milioni di nostre sorelle e fratelli che, come diceva mio nonno,, “devono andarsene per potersi fermare”. In messico si continua a negare ai popoli originari il diritto all’autonomia, il diritto all’esistenza. E noi oggi vogliamo vivere un’altra storia, ci mostriamo e diciamo basta.

Oggi vogliamo dirvi che avete paura di noi perchè non abbiamo paura di voi, nonostante le vostre minacce, le vostre calunnie e le vostre ostilità continuiamo a camminare verso un sole che pensiamo brilli con forza, pensiamo che si avvicini il tempo dei villaggi, il tempo delle donne ribelli, il tempo dei popoli “de abajo”. La lunga notte di 500 anni non è ancora terminata. La Nińa. La Pinta e la Santa Maria, oggi portano il nome dei Verdrolla, Endeza e Gameza, oggi per tutto il nostro territorio nazionale corre il malcontento. Perciò si fa improrogabile la presenza e la partecipazione di noi donne che difendiamo giorno dopo giorno i diritti umani. Vogliamo costruire un mondo di giustizia e dignità, senza nessun tipo di discriminazione.

Noi oggi sviluppiamo un profondo ed esteso processo di organizzazione, mobilitazione, analisi, discussioni, consenso che ci aiuti a costruire un mondo dove abbiano posto molti mondi.

Noi siamo il risultato di molte lotte, portiamo nel sangue l’eredità guerriera delle nostre nonne, le nostre radici lo esigono e le nostre figlie ce lo gridano.

Sorelle, fratelli, apriamo il cuore come un fiore che aspetta il raggio di sole al mattino, seminiamo sogni e raccogliamo speranze, ricordando che questa costruzione si può fare solo in basso, a sinistra e dal lato del cuore.