Abc della femminista teknologica

Abc della femminista teknologica

nonnetek

Per farvi raccapezzare e per farvi scorrere il testo solo se c’e’ qualcosa che vi interessa vi anticipo un Indice degli argomenti trattati:

Intro | Mezzi di comunicazione | Le donne e il computer | I blog | Gli spazi liberati (e il triste mondo della rete assoggettato a google)
| La mailing list | Fare mailing list | Fare blog

Ovviamente vi consiglio di leggere tutto perchè la suddivisione in paragrafi in realtà è speculare ad un unico filo conduttore. Tutto il testo (che è da integrare, arricchire e quindi consideratelo una versione 1.0 di qualunque scrittura di codice) parla di come fare comunicazione, di una etica femminista possibile nella comunicazione teknologica, di quello che non va’ nella rete e nella comunicazione attuale. Se vi piace, buona lettura:

Intro

– Il pensiero femminista che non si serve di mezzi di comunicazione resta solo nella nostra testa.
– Il mezzo di comunicazione che vi apre la porta per poter raggiungere tante persone contemporaneamente, ovunque esse si trovino, con poca spesa, è il web.
– Lo strumento per arrivarci è: il computer!

Il computer non è una macchina infernale: è solo un elettrodomestico.

– Come tutti gli elettrodomestici il computer ha un tasto On/Off e voi lo userete per quello che vi è utile fare.
– Come una lavatrice il computer si serve di un programma di gestione o sistema operativo.
– Il sistema operativo più comunemente usato è Windows.
– Il computer più spesso vi serve per: scrivere testi, ricevere e mandare mail, viaggiare su internet.
– Per scrivere testi generalmente usate file in word.
– Per ricevere e mandare mail generalmente usate microsoft outlook o outlook express.
– Per viaggiare su internet generalmente usate Internet Explorer.

Windows, word, outlook, internet explorer non sono gli unici programmi per poter raggiungere gli stessi scopi. Si tratta infatti di un sistema operativo e di software proprietari il cui utilizzo viene imposto e viene da voi pagato. Esistono programmi free, gratuiti e in condivisione che potete scaricare liberamente dalla rete e installare sul vostro computer senza nessuna spesa. Continua a leggere

cossiga è morto

Lapide di Giorgiana Masi

“Se la rivoluzione d’ottobre
fosse stata di maggio
se tu vivessi ancora
se io non fossi impotente di fronte al tuo assassinio
se la mia penna fosse un’arma vincente

Se la mia paura esplodesse nelle piazze
A GIORGIANA MASI, 19 ANNI
coraggio nato dalla rabbia strozzata in gola
UCCISA IL 12 MAGGIO 1977
se l’averti conosciuta diventasse la nostra forza
DALLA VIOLENZA DEL REGIME
se i fiori che abbiamo regalato

Nella tua coraggiosa vita nella nostra morte
almeno diventassero ghirlande
della lotta di noi tutte donne

Se…

Non sarebbero le parole a cercare di affermare la vita
ma la vita stessa, senza aggiungere altro.”

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12 MAGGIO 2019

Finché siam gregge, è giusto che ci sia cricca social per leggi decretar…

Pria di morir sul fango della via,
imiteremo Bresci e Ravachol;
chi stende a te la mano, o borghesia,
è un uomo indegno di guardare il sol.

Le macchine stridenti dilaniano i pezzenti
e pallide e piangenti stan le spose ognor,
restano i campi incolti e i minator sepolti
e gli operai travolti da omicidio ognor.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

Francia all’erta, sulla ghigliottina,
tronca il capo a chi punirla vuol;
Spagna vil garrotta ed assassina;
fucila Italia chi tremar non suol.

In America impiccati, in Africa sgozzati,
in Spagna torturati a Montjuich ognor;
ma la razza trista del signor teppista
l’individualista sa colpir ancor.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

Finché siam gregge, è giusto che ci sia
cricca social per leggi decretar;
finché non splende il sol dell’anarchia
vedremo sempre il popol trucidar.

Sbirri, inorridite, se la dinamite
voi scrosciare udite contro l’oppressor;
abbiamo contro tutti, sbirri e farabutti,
e uno contro tutti noi li sperderem.
E a chi non soccombe si schiudan le tombe,
s’apprestin le bombe, s’affili il pugnal.
È l’azione l’ideal!

mujeres en resistencia- san juan copala-mexico

San Juan Copala e’ un Municipio Autonomo che raccoglie una ventina di comunità indigene di etnia triqui dello stato di Oaxaca, nell’entroterra montagnoso del sud del Messico. Questa zona per anni è stata saccheggiata:  dagli  spagnoli prima, dallo stato messicano poi e dalle multinazionali oggi.

Ma dal 2007, seguendo l’esempio zapatista, gli abitanti  si sono ribellati, hanno deciso di riprendersi la prpria vita e si sono costituiti in Municipio Autonomo, retto da delegati popolari nominati  in assemblea, esercitando il diritto all’autogoverno, dimostrando che esistono modi di vivere e di organizzarsi diversi da quelli che ci impongono con il mercato e la militarizzazione.

Questo chiaramente da noia ai poteri forti. per questo da mesi San Juan Copala viene attaccato dai paramilitari:  già 21 le vittime, tra cui un bambino e varie donne. Da marzo la zona è circondata da questi esecutori di  “missioni sporche”. Da allora un vero e proprio embargo, non arriva niente:  maestri, medicine, cibo. Luce e telefono sono stati tagliati.

Il 27 aprile scorso i paramilitari hanno teso un’imboscata a una carovana di solidarietà di attivisti/e che portavano medicine e cibo a San Juan Copala. Vi  hanno perso la vita la messicana Bety Cariño e il  finlandese Jyri Jaakkola.

In questo mese di agosto le donne di San Juan Copala hanno deciso di accamparsi nella capitale dello stato, ad Oaxaca, per denunciare la violenza di cui sono vittime e rivendicare  il loro diritto all’autodeterminazione.

Questo il loro appello:

AL POPOLO DELL’OAXACA

AI MEZZI DI COMUNICAZIONE ONESTI

A “LA OTRA CAMPAŇA”

ALLE ORGANIZZAZIONI SOCIALI E PER I DIRITTI UMANI

ALLA DEGNA NAZIONE TRIQUI

Compagne e compagni, le donne triquis di San Juan Copala si rivolgono a voi perchè si sappia dalla nostra stessa voce il dolore che il potente detta come destino per gli indigeni di questo paese. Oggi vogliamo dire a questi signori del denaro che ci ribelliamo, che ci solleviamo e denunciamo con coraggio: che il mondo sappia che in questo paese gli indigeni sono in resistenza; perchè il malgoverno, obbedendo agli ordini del grande capitale, ha voluto far scomparire i nostri popoli per appropriarsi della grande ricchezza naturale che per secoli abbiamo saputo conservare per il bene dell’umanità; perchè è questo il vero motivo della violenza a cui oggi sono sottoposti i triques, è per questo che da quei palazzi di cristallo in cui decidono i governi del nostro stato viene l’ordine criminale di attaccarci con armi potenti, senza che importi che le vittime siano per la gran parte donne.

Sono le donne di Copala ad essere le più colpite dalla violenza perchè oltre ad essere moglie, sorella, figlia, madre, siamo noi quelle che camminando per le montagne, per ore trasportiamo gli alimenti perchè il nostro villaggio non muoia di fame; per questo vogliamo dire a tutta la gente umile di questo paese e in special modo alle coraggiose donne dell’Oaxaca, che noi donne triquis abbiamo deciso di uscire per le strade per chiedere la loro solidarietà, poiché essendo indigene e donne il nostro dolore è doppio e il malgoverno invece di fare giustizia è quello che dà l’ordine di massacrarci, solo perchè resistiamo al fianco dei nostri compagni.

Solo dal 27 aprile ad oggi, sono state aggredite 38 donne, perchè cercavano di difendere la nostra libertà di governarci secondo la nostra storia e la nostra cultura; però sappiamo bene che in tutta la regione molte altre sono state aggredite con il pretesto di conflitti interni, hanno trasformato la donna triquis in un bottino di guerra, per questo gridiamo YA BASTA. Un ya basta che arrivi in tutta la nostra regione e soprattutto al cuore delle nostre sorelle triques, in modo che secondo i nostri modi prendiamo il destino dei nostri villaggi nelle nostre mani, perchè siamo noi quelle che con la nostra tenerezza e il nostro amore potremo liberare il nostro popolo dalla mano estranea che senza conoscere la nostra storia si è dedicato per decenni a calpestare la nostra dignità e dobbiamo liberarci anche, è necessario dirlo chiaramente, da quegli indigeni che rinnegano la loro storia o la disconoscono e affittano i propri servizi di sicari per massacrare il nostro popolo. Questo è dimostrato dal fatto che usando come pretesto la menzogna che un capo militare era stato assassinato nella nostra comunità, centinaia di poliziotti sono entrati a San Juan Copala, e al colmo del cinismo sono stati questi poliziotti al comando di Jorges Quemada a prendere il palazzo municipale e a darlo in possesso ai paramilitari della UBISORT e sono state le palle sparate dai poliziotti a ferire gravemente le nostre compagne ADELA e SELENA di 14 e 17 anni.

Oggi in risposta a tante aggressioni ci accamperemo in maniera indefinita in questo zocalo della capitale (…) chiediamo l’appoggio dei compagni delle diverse organizzazioni solidali, così come chiediamo la vigilanza di tutti i compagni degli organismi per i diritti umani non ufficiali perchè crediamo che la persecuzione di cui siamo oggetto da parte del malgoverno possa continuare anche in questo luogo. Informeremo in modo permanente riguardo a tutto ciò che accade nella nostra regione e cCi ritireremo soltanto quando i criminali che seminano di dolore il nostro popolo saranno imprigionati e a San Juan Copala si potrà camminare liberamente.

HANNO PAURA DI NOI PERCHE’ NON ABBIAMO PAURA

Mujeres en Resistencia de San Juan Copala

11 agosto 2010

tradotto da kaosenlared

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=sy9jjzVztE8[/youtube]

Ferragosto: la tratta non va in vacanza

DONNE ITALIANE, SE A FERRAGOSTO IL CELLULARE DI VOSTRO MARITO SUONA, E’ UNA DI NOI, NIGERIANA, VITTIMA DELLA TRATTA A CHIAMARE… LUI E’ UNO DEI NOSTRI CLIENTI….

Oggi, 15 agosto 2010, noi, nigeriane, vittime della tratta, clandestine, prostitute, ricordiamo che LA TRATTA NON VA IN VACANZA

Siamo in balia di almeno 10 mila maman che vivono in Italia e prendono i nostri soldi; loro non sono clandestine, non si prostituiscono. Un tempo erano come noi, ma ora no…Legate fra di loro, mettono insieme ingenti somme di denaro. Non è difficile: noi paghiamo a loro 50-60 mila euro e anche di più.

Noi rischiamo il fermo, l’arresto, l’invio in un CIE, il rimpatrio, loro NO, loro sono libere e se qualcuna di noi le denuncia, loro se la cavano in fretta. Anzitutto perché sono legali, sono italiane, al massimo sono considerate colpevoli di favorire la nostra clandestinità, ma quanto a sfruttarci… …dicono che ci lasciano in mano parte dei nostri guadagni e si prendono solo i soldi per l’affitto, la luce, il gas, le spese di condominio.

Ognuna di loro ha tante donne e uomini che le aiutano e vivono alle nostre spalle. Le associazioni e le comunità del nostro paese sanno tutto, ma non dicono e non fanno niente. Neanche i pastori delle chiese nere fanno qualcosa, anzi, molti aiutano le maman.

E così anche oggi, per noi, è una giornata di “lavoro”. Sì perché alla fin fine siamo considerate e diventiamo soltanto delle prostitute. Ce n’è poco di “lavoro” in giro: oggi i bravi maschi italiani sono in ferie con le loro famiglie e con i loro figli. Dieci milioni di clienti in giro per l’Italia…c’è la crisi, ma loro vanno in vacanza lo stesso.

I più assidui sono passati da noi qualche giorno fa e ci hanno lasciato qualche soldo, chi venti, chi 25 euro, qualcuno addirittura 50 euro, per il nostro “ferragosto”…così facciamo festa anche noi, magari un gelato, poi da lunedì torna tutto come prima.

Ma oggi noi li chiameremo ad uno ad uno questi nostri “clienti”…giusto uno squillo, tanto perché le loro mogli possano interrogarsi e chiedere “ma chi è che disturba anche oggi” e i mariti siano costretti a far finta di niente. E se qualche donna vorrà verificare il numero che ha chiamato, beh quello sarà il nostro “numero verde”, il numero di “Joy”, l’amore mio, la bellissima, la fighetta nera dei loro mariti. Siamo comunque qui, anche oggi in strada o nelle case, a disposizione dei maschi più disperati e soli e degli stranieri senza famiglia.

Oggi noi chiameremo al telefono anche tutti i numeri che ci sono stati dati dalle unità di strada, dagli operatori, dai clienti, dai preti, da persone di buona volontà con il suggerimento “chiama qui, vedrai che ti aiutano”…Non ci risponderà nessuno. Oggi, Ferragosto 2010, anche se la tratta non va in ferie, ma gli italiani si, e anche le loro associazioni contro i trafficanti e i mafiosi.

Speriamo, allora, che i giornali, le radio, le tv… trasformino questo nostro testo di protesta in una notizia di cronaca di questo Ferragosto italiano 2010.

Associazione vittime ed ex vittime della tratta – Progetto la ragazza di Benin City – La strada delle Rose

Ci spiegano gli uomini di maschileplurale che:

Il Progetto “La ragazza di Benin City” è un esempio unico al mondo di riscatto umano, politico, sociale e culturale. Nelle sue articolazioni mette insieme uomini che sono o sono stati clienti di prostitute e donne prevalentemente immigrate che sono o sono state vittime della tratta.

E’ l’esempio reale di come dai bassifondi più oscuri della cultura patriarcale sia possibile per gli uomini mettersi in discussione, trasformare se stessi e la realtà, conquistare una vita, una sessualità, un modo di stare al mondo, più felici e degne. Fuori dal dominio, dall’oppressione, dallo sfruttamento, dalla vergogna.

Altre informazioni sul progetto “la ragazza di Benin city” le trovate qui e qui.