carceri,cie,opg: tortura

Sappiamo bene che  la situazione dentro le carceri è in costante peggioramento.
Sempre più affollati, soprattutto dopo che negli ultimi anni la legge Bossi Fini sull’immigrazione e quella Fini Giovanardi sulle droghe le hanno riempite ancor più che in precedenza di una umanità di poveracci (nel 1990 in Italia si contavano 36.000 persone detenute, alla fine del marzo 2010 i detenuti sono 67.271).
Violenze che si compiono dentro le mura, basti pensare a quello che è accaduto a Stefano Cucchi,  solo per fare l’esempio più eclatante e conosciuto, ma i casi sono molti, troppi. Suicidi. Bombardamenti di psicofarmaci, mentre invece il sistema sanitario è insufficiente e carente.
Altro che “luogo di recupero”- come lo voleva la riforma penitenziaria del ’75-  il carcere è sempre di più uno spazio di contenimento e di esclusione di persone dalle quali una società impaurita da una devastante campagna per la “sicurezza” chiede di essere protetta: immigrati, tossicodipendenti, poveri, emarginati (intanto i veri ladri,  i veri assassini gozzovigliano alla faccia nostra).
In tutta Europa ci troviamo di fronte al fenomeno di una massiccia ricarcerazione.
Si parla sempre meno di pene alternative al carcere e si parla invece di nuova edilizia penitenziaria (che tra l’altro è anche un grande  affare, fiumi di denaro che girano e finiscono nelle tasche dei soliti pescecani).
Alle persone rinchiuse nei carceri dobbiamo aggiungere gli immigrati rinchiusi dei CIE, senza aver compiuto alcun reato, in condizioni ancora peggiori, con ancora meno garanzie (per  esempio: nei Cie non esiete neanche una magistratura di sorveglianza).
A questo aggiungiamo gli OPG (Ospedali Psichiatrici giudiziari), dove esistono ancora i letti di contenzione, dove non ci sono soldi per i farmaci, dove chi entra con l’etichetta di “socialmente pericoloso” è destinato a marcire senza la certezza della pena e il rispetto dei diritti.
Se il fenomeno dell’ aumento della popolazione carceraria è un fenomeno europeo, che ricalaca il modello statunitense ( dove ci sono più carceri che ospedali), l’Italia come al solito si distingue: nel rapporto  del “Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani e degradanti” del Consiglio d’Europa fa la sua solita figura di merda:
Carceri, Cie, Opg: l’inferno in Italia

Percosse da parte delle forze dell’ordine, sovraffollamento delle prigioni, condizioni ignobili di vita negli Ospedali psichiatrici giudiziari: a puntare il dito contro il nostro paese è il «Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti» del Consiglio d’Europa.

Il Comitato per la prevenzione della tortura e dei trattamenti inumani o degradanti del Consiglio d’Europa ha pubblicato il rapporto relativo alla quinta visita effettuata sul territorio italiano tra il 14 e il 26 settembre 2008. L’Italia fa una pessima figura. Il rapporto riferisce che la delegazione del Comitato ha ricevuto un certo numero di denunce di presunti maltrattamenti fisici e/o di uso eccessivo della forza da parte di agenti della polizia e dei carabinieri e, in minor misura, da parte di agenti della guardia di finanza. Nelle 84 pagine del rapporto, vengono denunciati diversi casi di maltrattamenti subiti sia al momento dell’arresto sia subito dopo il fermo, e anche in carcere. Si tratta di pugni, calci o manganellate, provati anche nel Centro di identificazione e di espulsione di via Corelli a Milano.

Sul fronte delle carceri, il rapporto pone l’accento sul sovraffollamento, sulla questione delle cure mediche e sul trattamento dei detenuti sottoposti al regime di massima sicurezza [il «41-bis»]. Il Comitato ha espresso «la più viva preoccupazione» per il livello di violenza registrato nelle carceri di Brescia-Mombello e di Cagliari-Buoncammino, dove episodi di violenza tra detenuti nel corso del 2008 hanno causato lesioni gravi e, in un caso, la morte di un carcerato. Per tutta risposta le autorità italiane hanno evidenziato che l’amministrazione penitenziaria ha invitato le prigioni di Brescia e di Cagliari a prendere tutte le misure necessarie per impedire la violenza tra detenuti.

Sotto accusa anche l’Ospedale psichiatrico giudiziario Filippo Saporito di Aversa. Secondo il rapporto le condizioni della struttura sono scadenti. La delegazione ha riscontrato che alcuni pazienti erano stati trattenuti nell’Opg più a lungo di quanto non lo richiedessero le loro condizioni, e che altri erano trattenuti nell’ospedale anche oltre lo scadere del termine previsto dall’ordine di internamento. Il rapporto ha denunciato che in alcuni casi i pazienti erano tenuti, al momento della visita del comitato e quindi nel settembre 2008, «legati al letto seminudi, 24 ore su 24 anche per dieci giorni, sdraiati su un materasso con un foro al centro sotto al quale c’è un secchio in cui finiscono gli escrementi». Una situazione definita «incredibile» da Marc Neve, componente del Comitato, e indicata come la più grave nel documento. Nell’ospedale psichiatrico giudiziario i letti di contenzione «non ci sono più dal gennaio 2009 – ha detto all’Ansa Adolfo Ferraro, psichiatra, direttore sanitario della struttura – C’è sicuramente un problema di sovraffollamento, con 300 internati a fronte di una capienza che non dovrebbe superare le 160 unità. C’è una carenza di personale sanitario a fronte di una prevalenza di quello penitenziario, in seguito a quanto previsto dal governo Prodi che ha fatto degli Opg vere e proprie strutture carcerarie. Le persone vivono ammassate l’una all’altra, le presenze sono il doppio di quelle che sarebbero consentite».

Vi segnalo anche  una iniziativa dell’ associazione “Liberarsi” :

L’Associazione LIBERARSI e la Chiesa Valdese di Firenze organizzano

MAI DIRE MAI

DIBATTITO SULL’ABOLIZIONE DELL’ERGASTOLO

presso

Centro Comunitario Valdese, via Manzoni 21 – Firenze

Mercoledì 28 aprile 2010

ore 21.00

Coordina:

Giuseppe Battaglia (Associazione Liberarsi – Ass. Progetto Arcobaleno)

Introduce:

Pawel Gajiewski (Pastore della Chiesa Valdese di Firenze)

Intervengono:

Beniamino Deidda (Procuratore Generale della Toscana)

Nicola Valentino (Autore del libro “L’ergastolo – dall’inizio alla fine” Cooperativa Editoriale Sensibili alle Foglie)

Sandro Margara (Presidente Fondazione Michelucci)

Associazione Liberarsi onlus

via A.Tavanti, 20 – 50134 Firenze – Tel e fax 055 473070

Cochabamba: Conferenza mondiale dei popoli sul cambiamento climatico e i diritti della madre terra

Si terrà a Cochabamba, in Bolivia, la prima Conferenza Mondiale dei Popoli sul Cambiamento Climatico e i Diritti della Terra: comincerà il 20 aprile e si concluderà il 22, nel giorno della Madre Terra.

Dopo il fallimento di Copenaghen si riprende il discorso dal basso. La farsa di quel vertice, l’incontro tra le tante realtà che lì si sono opposte che si sono confrontate  ed hanno agito insieme ha aperto  possibilità inedite. Chi ancorasi illudeva di poter “fare pressione” sui governi si è reso conto che è necessario invece  costruire alternative mettendo in moto comunità e individui che si uniscano ed agiscano autonomamente. E’ ormai chiaro ai più che il problema è quello globale di una cambiamento di sistema, che è l’attuale modello di sviluppo capitalista la causa scatenante della crisi ambientale. Il problema non si risolve con le lampadine a risparmio energetico o la difesa della foca monaca: è la struttura stessa del capitalismo ad essere incompatibile con una seria politica ambientale. Ed è insieme un problema di conflitto sociale: i contadini poveri del mondo non hanno gli stessi interessi dei banchieri e dei ricchi imprenditori. Lotta per la giustizia sociale e lotta per la sopravvivenza della terra devono andare insieme.

Non a caso il vertice si terrà in Bolivia, l’unico paese al mondo che ha un ministero dell’Ambiente, Biodiversità e Cambiamento Climatico. La cui Costituzione , come quella dell’Ecuador,  contempla i diritti della natura e  si pone come obiettivo il buen vivir, la fine della visione antropocentrica del mondo.  Costituzione nata dalla lotte sociali, che ha preso ispirazione dalle guerre per l’acqua e per il gas; che  accanto a forme di democrazia rappresentativa, prevede forme di democrazia diretta, partecipativa e comunitaria; in cui acqua, elettricità, telecomunicazioni, gas, salute e istruzioni sono dichiarati diritti universali e non mercificabili.

Un buon punto di partenza, sempre che i movimenti e le persone continuino a muoversi, e che non si deleghi niente a nessun governo, neanche a quello di Evo Morales.

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Come si arresta una femminista a Perugia

da Femminismo a Sud

Condividiamo un comunicato che le compagne di perugia ci hanno inviato sugli arresti a Perugia. Tutta la nostra solidarietà. Buona lettura!

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care compagne tutte vogliamo denunciare un fatto gravissimo che è avvenuto

nella nostra città e che ha coinvolto tra gli altri una nostra compagna

del collettivo femminista sommosse e del gruppo del wendo.

Sabato sera era con altri compagni nel centro storico di Perugia a prendere

un aperitivo prima di partire per un concerto verso Fabriano.

Il gruppo di compagn* stava conversando quamdo si sono avvicinati 7 figuri,

che senza dare nessun segno di identificazione hanno chiesto loro i

documenti. Mikela ha rifiutato di darli, i “poliziotti” erano in borghese e

non mostravano alcun distintivo. Mikela è stata aggredita verbalmente e

fisicamente, è stata spintonata. Un compagno si è frapposto tra lei e un

poliziotto ed è stato immediatamente ammanettato: nel giro di pochi

minuti è nato un parapiglia in cui diversi compagni sono stati picchiati e

tra questi due compagni, Riccardo e Lorenzo, infilati dentro le volanti

prontamente sopraggiunte ed insieme a loro Mikela.

Chi di voi ha conosciuto Mikela, sa che Mikela è un piccola grande

compagna, straordinaria ed appassionata, sempre in prima fila, pronta a

mettersi in gioco e a lavorare con e per gli altri.

Abbiamo costruito insieme il nostro collettivo femminista ed insieme

lavorato sulle battaglie per il reddito, contra la violenza maschile e

contro il securitarismo.

In una città, Perugia, sempre più piena di telecamere e in cui i

controlli o meglio i “rastrellamenti” sono diventati all’ordine del giorno.

Una città che si è trasformata in un carcere all’aperto.

Oggi ci sarà il processo in direttissima, oltraggio,e restistenza

aggravata son i capi di imputazione. Mikela sta facendo la sua tesi sulla

città e la sicurezza da un punto di vista di genere. Abbiamo fatto insieme

una video-ricerca: “Safety or security? Quale genere di sicurezza per la

mia citta?” che proietteremo presto ovunque: abbiamo provato a decostruire

il concetto ideologico di sicurezza che per le donne significa stare tutte

a casa magari a farsi picchiare dal marito.

Mikela ha detto no. Ed insieme a lei, arrestata senza alcun motivo,o per

non essere rimasta a casa nella prigione sua prigione domestica, Noi

diciamo no. Non resteremo a casa e non ci faremo intimorire: dall’avanzata

delle destre, dalla gestione securitaria della crisi economica, dal

razzismo, dal sessismo.

Noi non abbiamo paura!

Sommosse Perugia

ps: vi preghiamo di fare girare questo comunicato. Grazie

avanguardia femminista: fino al 16 maggio a Roma

Donna: Avanguardia femminista negli anni ’70 in mostra a Roma

Dal 19 febbraio al 16 maggio 2010 la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea – Viale delle Belle Arti 131, Roma – in collaborazione con Sammlung Verbund di Vienna, ci offre una mostra con 200 opere di 17 artiste che negli anni Settanta hanno trattato da pioniere temi come il corpo, l’identità femminile e la differenza uomo-donna. L’evento, curato da Gabriele Schor e Angelandreina Rorro, ci fa conoscere artiste che hanno messo in discussione il proprio ruolo attraverso la ricerca di nuovi linguaggi o, anche, utilizzando riferimenti surrealisti e concettuali. La mostra presenta per la prima volta in Italia una significativa scelta tematica e cronologica tra i molteplici lavori della Sammlung Verbund di Vienna, una collezione costituita a partire dal 2004, che riunisce artisti di fama internazionale dagli anni Settanta ad oggi.

Artiste in mostra: Helena Almeida, Eleanor Antin, Renate Bertlmann, Valie Export, Birgit Jürgenssen, Ketty La Rocca, Suzanne Lacy / Leslie Labowitz, Suzy Lake, Ana Mendieta, Martha Rosler, Cindy Sherman, Annegret Soltau, Hannah Wilke, Martha Wilson, Francesca Woodman,Nil Yalter.

(immagine di Ketty La Rocca)

feltrinelli e la “letteratura femminile” ovvero: la deriva

Oggi pomeriggio, uscita dal lavoro, sono andata , come faccio spesso, a dare un’occhiata da Feltrinelli (sempre loro, quelli di sinistra, che, è ormai chiaro da molte cose, si sono bevuti il cervello). Girellando in cerca della sezione “poesia” che non era più al suo posto, mi è caduto l’occhio su una libreria: “letteratura femminile”. Mi ricordo che anni addietro esisteva una sezione dedicata alle donne: poetesse donne, inchieste su varie problematiche, teorizzazioni femministe, storie di donne, lotte di donne, denuncia, sessualità femminile……

Le cose sono un pò cambiate (o forse c’era anche prima? boh! ): negli scaffali di “letteratura femminile”  possiamo trovare vere e proprie collane “rosa”, Sveva Casati Modigliani, tutti i libri di Moccia, e poi una serie di nomi a me sconosciuti, ma dai titoli promettenti, eccone qui un piccolo elenco (ho preso una penna e me ne sono segnati un pò su un fogliolino):

Piccole confusioni a letto, Mai dire ormai (questo è per le tardone!), Prima o poi mi innamoro, Falli soffrire,  L’importanza di essere sposate, L’uomo spiegato alle donne, L’uomo giusto per te, Ti amo come l’hanno detto gli uomini famosi, Instant Love, Amori e centrifuga, Ti voglio un kasino di bene, Fragole e champagne, Come sposare il rospo giusto…………e così di seguito.  Vi basta? Chiaramente non poteva mancare “Via col vento”, un classico non può far male alle nostre belle testoline! E c’è anche “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”, chissà perchè,  forse perchè è un libro per ragazzini, e si sa che le donne sono simili ai ragazzini, sempre un pò immature…..

Sulle copertine molto rosa, fiocchettini, cuori rossi, tacchi a spillo (mica siamo delle bacchettone!).

Un salto negli anni ’50 e nella normalizzazione del dopoguerra, un tuffo negli anni ’60 del boom dei fotoromanzi, una deriva nelle pubblicità della brava massaia sexy.

Anche nella sezione “infanzia”, ci sono una serie di scaffali dedicati alle bambine, collane apposite (ma di questo ne ha parlato approfonditamente Loredana Lipperini in “Ancora dalla parte delle bambine”)

NON SO, IO ERO ANDATA A COMPRARE “ETEROTOPIA” DI FAUCAULT. FEMMINA SNATURATA!