boicotta golden lady-omsa

Lo stabilimento OMSA di Faenza (RA) sta per essere chiuso, non per mancanza di lavoro, ma per mettere in pratica una politica di delocalizzazione all’estero della produzione. Il proprietario dell’OMSA, il signor Nerino Grassi, ha infatti deciso di spostare questo ramo di produzione in Serbia, dove ovviamente la manodopera, l’energia e il carico fiscale sono notevolmente più bassi.

Questa decisione porterà oltre 300 dipendenti, in maggior parte donne e non più giovanissime, a rimanere senza lavoro. Le prospettive di impiego nel faentino sono scarse e le autorità hanno fatto poco e niente per incentivare Grassi a rimanere in Italia o per trovare soluzioni occupazionali alternative per i dipendenti, salvo poi spendere fiumi di parole di solidarietà adesso che non c’è più niente da fare.

Da giorni le lavoratrici stanno presidiando i cancelli dell’azienda, al freddo, notte e giorno, in un tentativo disperato di impedire il trasferimento dei macchinari.

Le lavoratrici OMSA invitano tutte le donne ad essere solidali, boicottando i marchi Philippe Matignon – Sisi – Omsa – Golden Lady – Hue Donna – Hue Uomo – Saltallegro – Saltallegro Bebè – Serenella.

La Goldan lady usa il corpo delle donne nelle sue pubblicità sessiste (ricordate quella qui sotto?) e  sul lavoro: qui in Italia dove si sbarazza delle operaie mettendole in mezzo a una strada, e all’estero, dove può pagarle meno e sfruttarle meglio. A loro il profitto, a noi la schiavitù.

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primo marzo-sciopero dei migranti a firenze

il primo marzo si svolgerà la giornata “24 ore senza di noi”, secondo l’esempio francese e in contemporanea con altri paesi europei.

Astensione dal lavoro e serrata dei negozi.

Astensione dai consumi: non comprare, non telefonare, non inviare soldi a casa.

Colore Giallo: indossare nastrini ed indumenti gialli, esporre drappi gialli alle finestre e alle vetrine.

qui informazioni sulle iniziative del gruppo di firenze

qui il sito dell’iniziativa

in Toscana, i Cobas indicono lo sciopero per il Primo Marzo, per cui esiste la copertura sindacale per chi vuole scioperare

ecco il testo della lettera con cui si annuncia lo sciopero generale:

Oggetto: proclamazione sciopero generale territoriale per la Regione Toscana di tutte le categorie pubbliche e private

La scrivente organizzazione sindacale comunica la proclamazione dello sciopero generale per l’intera giornata sul tutto il territorio regionale di tutte le categorie pubbliche e private, ad eccezione del settore trasporti e scuola, in data 1 marzo 2010.Lo sciopero, indetto in occasione della giornata proclamata in vari paesi europei a sostegno dei cittadini migranti, sarà un momento di mobilitazione contro tutte le forme di lavoro nero e precario, contro ogni forma di razzismo e di discriminazione.

La Confederazione Cobas condivide la piattaforma di rivendicazioni proposta dal Comitato Organizzatore del 1° marzo a livello europeo.

La Confederazione Cobas, in particolare, ritiene inaccettabili le proposte del Ministro Maroni di realizzare il permesso a punti, e si batte contro l’apertura nel territorio regionale di nuovi CIE, per la soppressione di quelli esistenti sul territorio nazionale, per la regolarizzazione generalizzata di tutti i lavoratori e per l’abrogazione del pacchetto sicurezza.

La Confederazione Cobas rivolge un accorato appello a tutti i lavoratori italiani dell’intera Regione Toscana a scioperare solidarizzando con i cittadini migranti.

Con la presente si intende attivare quanto in oggetto per i luoghi di lavoro pubblici e privati sottoposti alla disciplina della legge 146/90 nei quali saranno osservati tutti i contingenti minimi previsti dagli accordi vigenti nei settori coinvolti.

l’uomo che verrà

Sono andata a vedere “L’uomo che verrà” di Giorgio Diritti, perchè avevo visto il suo primo film: “Il vento fa il suo giro” e mi era piaciuto molto. Anche di questo non sono rimasta delusa.

Inverno 1943. Martina ha 8 anni, vive alle pendici del Monte Sole, non lontano da Bologna, appartiene a una famiglia contadina che, come tante, fatica a sopravvivere. Ha perso un fratellino di pochi giorni e da allora ha smesso di parlare.

Nel dicembre la mamma resta nuovamente incinta.

I mesi passano e Martina cresce nell’attesa del bambino che nascerà mentre la guerra man mano si avvicina e la vita diventa sempre più difficile. Nella notte tra il 28 e il 29 settembre 1944 il piccolo viene finalmente alla luce.Quasi contemporaneamente le SS scatenano nella zona un rastrellamento senza precedenti, che passerà alla storia come la strage di Marzabotto.

Tutto è visto attraverso gli occhi di Martina: la vita quotidiana, le donne di casa, i partigiani, i tedeschi, la guerra. Nonostante il realismo e l’ambientazione accurata, la visione delle vicende attraverso gli occhi di una bambina introduce elementi a volta quasi fiabeschi. E’ un film che ci restituisce la memoria di quello che è stato e di quello che eravamo. Che ci racconta la storia, quella nostra, senza maiuscola. In cui i numeri (770 persone massacrate dalle SS : per lo più donne, anziani, bambini) diventano persone. Un film corale, senza enfasi e senza retorica. Partigiani non eroi, ma gente semplice, contadini, montanari, schierati necessariamente contro la guerra, così come i contadini contro i padroni. Un film in dialetto (con sottotitoli), dove il dialetto dà corpo vivo alla memoria e rende tutto reale ed al tempo stesso epico. E poi la natura, il susseguirsi delle stagioni, la campagna lavorata e gli uomini in divisa che l’attraversano violentandola.

Insomma vi consiglio di andare a vederlo, io sono rimasta immobile sulla sedia per tutto il tempo.

libertarias

Già avevo letto il libro, ieri ho visto il film, molto bello, ve lo consiglio

“Libertarias”, film del 1996 di Vicente Aranda, tratto dal libro “La suora anarchica” di Antonio Rabinad.

1936, Spagna, inizio della guerra civile spagnola. A Barcellona, Maria, una giovane monaca, deve scappare dal convento per l’arrivo delle forze rivoluzionarie anarchiche, e si ritrova a combattere con le mujeres libres, un gruppo di donne che parteciparono al conflitto civile spagnolo.

w i bonobo

Amorevoli, sensuali e pacifici, oltre che intelligenti, i bonobo incarnano il modo più felice di essere scimmie, e potrebbero suggerire riflessioni istruttive anche a noi…

Il bonobo è stato uno degli ultimi grandi mammiferi ad essere scoperto dagli scienziati. Questa creatura fu identificata per la prima volta nel 1929.

La specie è ben caratterizzata come egualitaria, centrata sulla femmina, e usa a sostituire il sesso all’aggressione. Mentre nella maggior parte delle altre specie il comportamento sessuale costituisce una categoria ben distinta, nel bonobo esso è parte integrante di tutte le relazioni sociali – e non solo di quelle tra maschi e femmine. I bonobo fanno sesso praticamente in tutte le possibili combinazioni (anche se tali contatti sono inibiti tra parenti molto stretti). E le interazioni sessuali avvengono tra i bonobo più spesso che tra tutti gli altri primati. Nonostante la frequenza dell’attività sessuale, il tasso di riproduzione dei bonobo in natura è circa uguale a quello degli scimpanzé. Una femmina mette al mondo un solo piccolo alla volta, a intervalli di cinque o sei anni.

Il sesso è la chiave dell’intera vita sociale del bonobo.

I bonobo si eccitano sessualmente con estrema facilità, ed esprimono questa eccitazione con una grande varietà di posizioni di accoppiamento e di contatti sessuali. Laddove gli scimpanzé non adottano quasi mai la posizione faccia a faccia, i bonobo in libertà lo fanno circa una volta su tre. Inoltre, l’orientamento frontale della vulva e del clitoride nel bonobo suggerisce fortemente l’idea che i genitali femminili siano adattati proprio per quella posizione.

Il comportamento sessuale più tipico del bonobo, mai documentato in nessun altro primate, è probabilmente il genito-genital rubbing tra femmine adulte. Una femmina rivolta verso un’altra si appiglia con braccia e gambe alla compagna che, sostenendosi con tutti e quattro gli arti a terra, la solleva dal suolo. Le due femmine quindi strofinano insieme i loro rigonfiamenti genitali muovendosi lateralmente, producendosi in smorfie e strilli che sono probabilmente indice di sensazioni orgasmiche. Anche i bonobo maschi possono intrattenersi in forme di pseudoaccoppiamento, ma solitamente preferiscono un’altra variante. In piedi, schiena contro schiena, un maschio strofina velocemente il suo scroto contro il fondoschiena dell’altro. Praticano anche il cosiddetto penis-fencing, in cui due maschi si fronteggiano appesi ai rami strofinando insieme i loro membri eretti.

La varietà dei contatti erotici tra i bonobo include sporadicamente il sesso orale, il massaggio dei genitali altrui e intensi baci di lingua. Tutto questo potrebbe dare l’impressione di una specie patologicamente ipersessuata, ma in realtà la loro attività sessuale è piuttosto casuale e rilassata. Sembra trattarsi di una componente completamente naturale della loro vita di gruppo.

Ci sono almeno due ragioni per credere che l’attività sessuale sia la strategia del bonobo per evitare conflitti. Innanzi tutto, qualunque cosa, e non solo il cibo, che risvegli contemporaneamente l’interesse di più di un individuo, tende a sfociare in un contatto sessuale. Se due bonobo si avvicinano a una scatola di cartone che è stata gettata nel loro recinto, si montano velocemente prima di cominciare a giocarci. Tali situazioni portano a liti rumorose nella maggior parte delle altre specie. Ma i bonobo sono piuttosto tolleranti, forse perché usano il sesso per distrarre l’attenzione e sciogliere le tensioni. In secondo luogo, il sesso si manifesta spesso tra i bonobo in contesti aggressivi. Un maschio geloso può cacciarne via un altro dalle vicinanze di una femmina, ma poi i due maschi si riavvicinano e si strofinano i testicoli. Oppure, dopo che una femmina ha aggredito un piccolo, la madre di questo può minacciare l’importuna, e questa azione è immediatamente seguita da uno strofinamento genitale tra le due adulte.

Le comunità dei bonobo sono pacifiche e generalmente egualitarie. I legami sociali più profondi sono quelli tra femmine, per quanto le femmine stringano legami anche con i maschi. Lo status sociale di un maschio dipende da quello della madre, alla quale rimane strettamente legato per tutta la vita.