un’ordinaria storia italiana

da Repubblica di oggi, cronaca di Milano:

Affittava casa a trans irregolari

Sospeso ispettore della questura

Il poliziotto in servizio a Milano è stato indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. E’ stato anche denunciato per molestie telefoniche a sfondo sessuale ad una brasiliana mentre era al Cie di via Corelli

Affittava in nero un appartamento ad alcuni trans immigrati clandestini, per questo motivo è stato sospeso dal servizio un ispettore della polizia in forza alla questura di milano. Il provvedimento è stato adottato d’ufficio, perché il poliziotto, 45 anni, è indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Lo fa sapere la stessa questura del capoluogo lombardo.

Secondo le indagini, l’ispettore dall’estate scorsa avrebbe ospitato in un appartamento lasciatogli in uso da una sua amica dominicana, alcuni cittadini stranieri, transessuali che si prostituivano, ben sapendo che si trattava di irregolari e percependo il canone d’affitto. Quando gli agenti del commissariato, nei giorni scorsi, hanno controllato il piccolo appartamento hanno trovato un 30enne transessuale irregolare in italia che avrebbe confermato il tutto.

Non solo. Lo stesso poliziotto è stato denunciato a fine marzo 2010 per molestie telefoniche a sfondo sessuale da una brasiliana di 30 anni all’epoca dei fatti nel Cie di via Corelli, sempre a Milano, dove il 45enne avrebbe prestato occasionalmente servizio. La donna ha spiegato che l’ispettore al telefono diceva frasi oscene e le faceva delle avance molto esplicite.

E Macerie ci racconta che Paola, la trans che lo ha denunciato pubblicamente, è stata prelevata dalla polizia stamattina nel Cie di via Corelli.  Non si sa dove sia, non è stato possibile rintracciarla,  non risponde più al telefono. Sempre su Macerie è possibile ascoltare una intervista a Paola di qualche giorno fa.

E mentre il silenzio su ciò che accade dentro i CIE si sta rompendo continua la mobilitazione  contro la deportazione di Joy. Il calendario delle iniziative in continuo aggiornamento su noinonsiamocompici:

* Sabato 10 Bari: presidio e concerto sotto le mura del Cie Bari-Palese in solidarietà ai migranti reclusi, in viale europa dalle 16 alle 22

* Sabato 10 Modena: presidio informativo sulla situazione di Joy, contro i Cie, le deportazioni e il “pacchetto sicurezza”, in piazza della Torre dalle 16.00, altro presidio sempre in una piazza centrale di Modena a sostegno di Joy, contro Cie e deportazioni,successivamente è previsto uno spostamento sotto al Cie di Modena per un saluto ai detenuti e alle detenute.

* Lunedì 12 Bologna: presidio informativo sulla situazione di Joy, contro i Cie, le deportazioni e il “pacchetto sicurezza”, sotto le due Torri dalle 18

* Martedi 13 Udine: presidio informativo dalle 17.30 alle 19.00 in Piazzetta Belloni, organizzato dal Centro sociale anarchico di Udine in esilio.

* Lunedì 12 Palermo: presidio informativo in via Cavour (nei pressi della Feltrinelli) alle 17.30

* Domenica 18 Cesena: serata antirazzista contro i Centri di Identificazione ed Espulsione, abominio dello Stato democratico, ore 21 allo spazio libertario Sole & Baleno, subb. valzania 27

mamma Jones

MAMMA JONES (1830-1930)

Mother Jones, soprannome dell’irlandese Mary Harris Jones, ebbe una vita lunghissima, consacrata, a partire dalla mezza età fino ai novant’anni, alle lotte del proletariato e al sostegno dell’ideologia socialista.

Nel 1867, quando le morirono sia il marito che i quattro figli per un’epidemia di febbre gialla si trasferì a Chicago, aprendo con una socia una sartoria. Lavorando per la ricca clientela di Chicago, poté notare «il lusso e la stravaganza della loro vita. Spesso cucendo nelle case dei signori e baroni che vivevano nella magnificenza della Lake Shore Drive, potevo vedere dai vetri delle loro finestre i poveri, disoccupati e affamati, camminare rabbrividendo dal freddo sul lungolago congelato. Il contrasto della loro condizione con le comodità godute della gente per la quale cucivo, mi era molto doloroso».

Negli Stati Uniti era l’epoca, immediatamente successiva alla fine della Guerra civile, della formazione dei grandi complessi industriali a carattere monopolistico di fronte ai quali s’inchinava anche il potere politico: «Di pari passo con la crescita delle fabbriche e l’espansione delle ferrovie, con l’accumulazione del capitale e la crescita delle banche, venne la legislazione contro i lavoratori. Vennero gli scioperi. Venne la violenza. Venne la convinzione nei cuori e nelle menti dei lavoratori che le leggi sono fatte a favore degli industriali»

Dal 1880 in poi la Jones si dedicò completamente alla lotta sindacale. La grande immigrazione dall’Europa aveva creato nelle maggiori città americane affollate baraccopoli dove, in mancanza di una legislazione sociale, i datori di lavoro offrivano bassi salari in cambio di un lungo impiego dalla forza lavoro degli emigrati, che erano costretti ad accettare per sopravvivere: in questo modo anche i lavoratori americani vedevano diminuire le loro retribuzioni. Proteste, scioperi, richieste della giornata lavorativa di otto ore erano represse dalla polizia, mentre il «Chicago Tribune», l’organo degli industriali, consigliava ironicamente di avvelenare, come fossero parassiti, i disoccupati che si trascinavano nelle periferie industriali.

Mamma Jones organizzò scioperi e manifestazioni di operaie e di figli di lavoratori in lotta nelle più diverse località degli Stati Uniti: nel 1902 il procuratore della Virginia la fece arrestare con l’accusa di organizzazione di pubbliche riunioni di minatori in sciopero, qualificandola come «la donna più pericolosa d’America».

Partecipò nel 1905 alla fondazione dell’Industrial Workers of the World e aderì al Partito Socialista d’America. Proprio gli IWW, o wobblies, segnarono l’identità di questa donna anticonformista, che la morale corrente avrebbe voluto condannata all’uncinetto o alla cura dei nipoti. Gli wobblies furono gli unici, nella loro epoca, a farsi carico di un proletariato precario, mobile, multirazziale, in continuo cambiamento. Il loro declino sopravvenne con la prima guerra mondiale. Ostili a una partecipazione americana al conflitto, e fedeli all’idea che un lavoratore non debba mai sparare su un altro lavoratore, divennero bersaglio di campagne d’odio sempre più veementi. I loro dirigenti, additati dalla stampa come alleati del nemico, furono imprigionati, linciati, condannati a morte o a lunghe detenzioni.

Mamma Jones vide tutto ciò in cui credeva fatto a pezzi, e il riaffacciarsi di forme schiavistiche di lavoro, sotto il pretesto dello “sforzo bellico” e della conseguente indispensabile “unità nazionale”.

Sfidò tutti gli stereotipi del suo tempo, dal ruolo della donna a quello, parallelo ma ancora più costrittivo, della donna anziana. Un giudice la chiamò “nonna” per irriderla e compatirla. Lei accolse l’appellativo con orgoglio: era “nonna”, sì, ma niente affatto pacificata.

Continuò a lottare e ad essere perseguita per tutta la vita dalla magistratura americana per «sedizione».

femminicidio

Femminicidio – Feminicide – Action for women – di B. Atzori, P. Lipari, S. Orlandi, S. Polito

IL FEMMINICIDIO NON È SOLO LA VIOLENZA FISICA CONTRO LE DONNE CHE ARRIVA FINO ALLO STUPRO O ALL’OMICIDIO, MA È TUTTO QUELLO CHE LA SVILISCE E LA OFFENDE, CHE LA SMINUISCE COME PERSONA, CHE ATTENTA ALLA SUA INTEGRITÀ PSICO-FISICA E ALLA SUA LIBERTÀ. IL FEMMINICIDIO È PERPETRATO DA STATO, PATRIARCATO, RELIGIONE.

[youtube]http://www.youtube.com/watch?v=05LY_WnYSiI&feature=player_embedded#[/youtube]

trovato su http://femminicidio.blogspot.com/

avanguardia femminista: fino al 16 maggio a Roma

Donna: Avanguardia femminista negli anni ’70 in mostra a Roma

Dal 19 febbraio al 16 maggio 2010 la Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea – Viale delle Belle Arti 131, Roma – in collaborazione con Sammlung Verbund di Vienna, ci offre una mostra con 200 opere di 17 artiste che negli anni Settanta hanno trattato da pioniere temi come il corpo, l’identità femminile e la differenza uomo-donna. L’evento, curato da Gabriele Schor e Angelandreina Rorro, ci fa conoscere artiste che hanno messo in discussione il proprio ruolo attraverso la ricerca di nuovi linguaggi o, anche, utilizzando riferimenti surrealisti e concettuali. La mostra presenta per la prima volta in Italia una significativa scelta tematica e cronologica tra i molteplici lavori della Sammlung Verbund di Vienna, una collezione costituita a partire dal 2004, che riunisce artisti di fama internazionale dagli anni Settanta ad oggi.

Artiste in mostra: Helena Almeida, Eleanor Antin, Renate Bertlmann, Valie Export, Birgit Jürgenssen, Ketty La Rocca, Suzanne Lacy / Leslie Labowitz, Suzy Lake, Ana Mendieta, Martha Rosler, Cindy Sherman, Annegret Soltau, Hannah Wilke, Martha Wilson, Francesca Woodman,Nil Yalter.

(immagine di Ketty La Rocca)

Ricordando le donne di ponte di ferro

Mentre si tenta di cancellare la Resistenza dai libri di storia siamo contente di segnalare questa iniziativa delle Antifasciste Romane:

7 Aprile 1944 – 7 Aprile 2010

Ricordando le donne del Ponte di ferro

Costruiamo insieme un luogo dedicato ad ogni donna resistente

Il 7 aprile del 1944 morivano, fucilate dai nazisti, dieci donne. Clorinda Falsetti, Italia Ferracci, Esperia Pellegrini, Elvira Ferrante, Eulalia Fiorentino, Elettra Maria Giardini, Concetta Piazza, Assunta Maria Izzi, Arialda Pistolesi, Silvia Loggreolo furono assassinate al Ponte di Ferro perchè insieme ad altri ed altre abitanti dei quartieri limitrofi avevano assaltato un forno. Volevano riprendere per la famiglia quella farina e quel pane che i fascisti negavano alla popolazione straziata dalla guerra, riservandolo ai tedeschi.

I loro corpi lasciati esposti sul luogo dell’eccidio dovevano scoraggiare chi intendeva ribellarsi, Ma il ricordo del loro coraggio è ancora oggi la forza di chi cerca giustizia.

Sullo stesso ponte un monumento , per lo più sconosciuto, mantiene il ricordo di quelle donne. Attraverso la costruzione di un percorso storico, attraverso un continua e rinnovata lettura dei suoi contenuti, e la loro discussione in un racconto collettivo la memoria diviene elemento costitutivo del ragionare il presente e del costruire il futuro

Il 7 aprile del 2010, vogliamo ricordare su quel monumento e su quel ponte il nome di ogni donna che ha resistito e resiste ai tanti soprusi quotidiani di cui sono vittime le donne nel nostro paese e nel mondo. Quella storia di resistenza ci appartiene ancora, non è finita. La resistenza delle donne è diventata pane quotidiano

Ricordare e Resistere sarà parlare delle donne che ogni giorno resistono con i propri corpi, alla violenza fuori e dentro la famiglia, alle guerre, alle privazioni, alla negazione di libertà e delle diverse forme di esistenze, al razzismo e ad ogni intolleranza.

Ricordarle sarà lasciare, su quel monumento e su quel ponte, insieme a quelli delle dieci donne scolpite sulla pietra, il nome di ogni donna resistente

7 aprile 2010 ponte di ferro ore 16

In ricordo delle dieci donne giustiziate dai nazifascisti

In ricordo di ogni donna resistente

Antifasciste romane