Torino, 28/29/30 ottobre: 1st Feminist Blog Camp

da:femmminismoasud 😉

http://femminismo-a-sud.noblogs.org/files/2011/06/blogfeministcamp1.jpg

E Feminist Blog Camp fu. Si farà, grazie alle compagne di Sguardi sui Generis che ci credono e lo hanno adottato, grazie all’Askatasuna che ci ospiterà tutt* e che noi attraverseremo potendo usare gratuitamente spazi per dormire, per discutere, ragionare, inventare, progettare, lottare, grazie alle amiche di Me-dea che saremo felici di ritrovare, grazie a qualche disturbante (:)) presenza di Fem a Sud in terra nordica. Lo stiamo preparando, progettando, insieme, con il contributo di quante avranno voglia di partecipare alla sua costruzione, elaborazione, realizzazione. Lo faremo mettendoci braccia, testa, passione, perchè alterneremo i turni di sistemazione, cucina, pulizia, a quelli in cui terremo seminari e workshop.

Come prima cosa abbiamo attivato una mailing list che serve proprio per fare da coordinamento delle blogger femministe, delle attiviste del web, dei disertori del patriarcato. In questo momento ammettiamo solo chi ha un blog, un sito, uno spazio, qualcosa che non sia nato ieri e neppure ieri l’altro e che non sia un fake. Uno spazio web che sarà parte di un network, una rete, quella rete spontanea che già in qualche modo funziona e che è fondamentale per la buona riuscita di campagne antisessiste, di battaglie per i diritti delle donne, degli uomini antisessisti.

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11 luglio 1998: muore Maria Soledad Rosas

da: infoaut

L’11 luglio 1998 Maria Soledad Rosas (Sole) muore suicida, impiccandosi nei locali della comunità Sottoiponti di Benevagienna, dove si trovava agli arresti domiciliari.

Sole era nata a Buenos Aires il 23 maggio 1974 ed era giunta in Italia nel 1997.

Il 5 marzo 1998 era stata arrestata insieme al suo compagno Edoardo Massari (Baleno) e ad un altro squatter, Silvano Pellissero. La polizia aveva fatto irruzione nell’ex obitorio del manicomio di Collegno, occupato dal 1996, dove i tre arrestati vivevano.
Tra il 1996 e il 1998 in Val di Susa si erano verificati numerosi atti di sabotaggio, diretti contro centraline elettriche, trivelle, impianti della Sitaf, della Telecom, della Omnitel e contro un ripetitore Mediaset, tutti rivendicati dai fantomatici “Lupi Grigi”. Questi “attentati” non avevano mai procurato grandi danni, fatta eccezione per il furto di alcune attrezzature dal municipio di Caprie, cui era seguito un incendio. Gran parte delle azioni erano state fatte quando Soledad non era ancora arrivata in Italia.
Il 7 marzo il gip confermò l’arresto: le accuse erano di banda armata e associazione eversiva (art.270 bis). Il processo continuò sul piano giudiziario, guidato dai pm Laudi e Tatangelo, ma anche sul piano mediatico, dove con titoli altisonanti si enfatizzava il ritrovamento di prove inesistenti che mai verranno presentate al processo.
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E se “lo sciopero delle donne” arrivasse a Siena?

da: – Il Paese delle donne on line. E se “lo sciopero delle donne” arrivasse a Siena?

 

Da uno speciale “foglio mfpr” che alcune compagne stanno portando alla due giorni che si sta svolgendo a Siena, riprendiamo la nota sulla mobilitazione del 9 e 10 luglio “se non ora quando un paese per donne?”

Questa nuova mobilitazione del 9 e 10 luglio di tantissime donne, dopo le grandi manifestazioni del 13 febbraio, esprime che è sempre viva quella “rivolta di dignità”, espressa da un milione di donne in piazza il 13, ma anche in tante altre lotte di questi mesi. Ma nello stesso tempo l’esperienza di febbraio ci deve pure insegnare qualcosa e non dobbiamo permettere che la storia si ripeta uguale…

Ancora una volta ci troveremo sul palco, all’insegna che tutto fa brodo, dalle parlamentari del Pd, dalla Concia, alla Turco alla Bindi, alle parlamentari del centro destra, come Giulia Bongiorno, dalla ex direttrice del secolo d’Italia, Flavia Perini, alle dirigenti sindacali, come la Camusso che da febbraio ad oggi non ha certo aiutato la battaglia per i diritti delle donne, anzi… Come si farà il 9 e 10 a parlare di lavoro, precarietà, diritti delle lavoratrici e ascoltare pacificamente la Camusso?

Alcune organizzatrici parlano di rapporto nuovo con la politica: “Positivo alla fine. Abbiamo incontrato tutti i candidati, quelli erano un pò distratti. ma le donne di tutti i partiti, ci hanno ascoltato. Sembrano intenzionate a costruire un’alleanza trasversale” (Il Manifesto del 7.7.11).

Ma questa strada, che apparentemente sembra nuova, è già stata sperimentata: le donne in parlamento sono aumentate, quelle al governo pure, ma quale lavoratrice, quale precaria potrebbe dirsi contenta che ci siano un pò meno uomini, ma più Gelmini, più Carfagne, ecc.?

Noi pensiamo che questa grande necessità e voglia di partecipazione, debba coniugarsi con una ribellione, con una effettiva rivolta delle donne, che non può fermarsi ad una affermazione autocompiaciuta di “esserci”.

Non è un caso che queste manifestazioni ricevono l’appoggio anche delle istituzioni, della stampa e invece le lotte che pure fanno le operaie, le lavoratrici, le donne nei territori, nelle scuole, le disoccupate, le donne nei vari movimenti, bene che vada ricevono il silenzio, o più spesso la repressione.

Se si facesse uno sciopero delle donne, che succederebbe e che direbbero molte delle esponenti politiche, istituzionali, sindacali che sono oggi a Siena?

domenica 10 luglio 2011

4furly:P “Black e Block, click e clock, tip e tap, e altre fiction italiche”

condividiamo da femminismo a sud

Così ora sapete da che parte sta Repubblica e da che parte sta quel giustizialista autoritario di Grillo. Sapete da che parte stanno i Fassino, i Pd, i Napolitano, tutta questa gente che campa a sbafo spiando dal buco della serratura le trombate di Berlusconi e tappandosi occhi, orecchie e naso quando c’è da stare dalla parte della gente.

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A Inzago si licenziano solo le donne

Stamani ho comprato il Manifesto : i lacrimogeni in Grecia, i lacrimogeni in Val di Susa, la lega che non vuole la nettezza di Napoli, la Camusso che firma i diktat di Marchionne, che alla fine l’America l’ha trovata anche in Italia. Possiamo ringraziare ancora una volta la coerenza della CGIL, che questa volta consegna i metalmeccanici- e tutti noi- alla fine del contratto nazionale e sancisce una “tregua” che tradotto significa divieto di sciopero.

Insomma delle gran belle notizie.

Ma tra tutte mi ha colpito un piccolo trafiletto: “Donne licenziate”.  E di questo voglio raccontare. Siamo ad Inzago (Milano). Una piccola azienda con 30 operai ed operaie, la MaVib,  che produce motori elettrici per impianti di condizionamento, licenzia 13 delle sue 18 dipendenti donne. La motivazione della scelta di licenziare solo donne è davvero sorprendente: ” Così”  spiegano “possono stare a casa a curare i bambini”, “e poi, comunque quello che portano a casa è il secondo stipendio”.

Le donne che piacciono a questi signori sono donne mai autonome, sempre dipendenti dagli uomini, dedite alla cura. Le donne non hanno diritto all’indipendenza economica, possono tranquillamente dipendere tutta la vita da qualcun’altro.   E poi che famiglie si immaginano questi imprenditori? Non tutte le donne hanno “bambini da curare”, magari vivono felicemente o meno da sole e vivono del proprio stipendio. Magari i figli se li campano da sole, perchè gli uomini spesso spariscono. Magari hanno una compagna donna, e allora di chi sarebbe il “secondo stipendio”? Magari hanno un marito casalingo, che i bambini li “cura” lui. Magari hanno avuto un marito violento e il loro stipendio ha significato la possibilità di dire basta.

Dice la Fiom in un comunicato”lo stato di famiglia delle lavoratrici è affare solo loro”.

Ma  il peggio deve ancora venire: allo sciopero indetto dal sindacato gli uomini non partecipano, al picchetto un solo operaio maschio.

E questa mi sembra davvero la cosa più allucinante di questa storia.