Un saluto a Monicelli

Quando ho sentito la notizia, ho pensato: una vita coerente.

Sentiremo certamente la mancanza di Mario Monicelli. Di lui, dei suoi film, della sua intelligenza.

Uomo lucido, laico, libero, diceva sempre quello che pensava.

Conosceva bene l’Italia e gli italiani, di cui ha raccontato vizi e miserie, senza fare sconti a nessuno, con sguardo caustico e sferzante.

Amava la vita, la morte non gli garbava affatto.

Amava le donne libere: La ragazza con la pistola, Romanzo popolare, Speriamo che sia femmina.

Fino alla fine ha conservato la sua lucidità, ha vissuto, ha parlato, si è appassionato, ci ha regalato il suo pensiero, le sue analisi dure e impietose.

Ha voluto morire come voleva, con un gesto di libertà.

Una morte come uno schiaffo in pieno viso.

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donne native e migranti

Marginalia segnala questo videodocumentario di Rossella Piccinno “Voci di donne native e migranti” (2008)

Un tema  cruciale, una contraddizione che va affrontata.

Le ” badanti” in Italia sono quasi due milioni, la maggior parte non in regola, anche dopo la legge (fortemente discriminatoria) dei Ministri Sacconi e Maroni.

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Sono andata a cercare notizie sull?autrice di questo documentario e ho trovato che Rossella Piccinno ha continuato a occuparsi dell’argomento nel suo ultimo lavoro: “Hanna e Violka”, che riprende frammenti della vita di Hanna Korszla, badante presso una famiglia di Ruffano (provincia di Lecce), e di sua figlia Violka; Hanna, originaria della Polonia,   assiste un anziano ammalato di Alzheimer per 23 ore al giorno, visto che gli dorme anche accanto; ha diritto a un’ora d’aria, un’ora al giorno per occuparsi di sé; e a due ore di riposo la domenica. Sua figlia Violka viene a sostituire la madre per un mese, per permetterle di tornare a visitare la famiglia.

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ancora in difesa di via dei Conciatori

Continua a la mobilitazione in difesa del palazzo di Via dei Conciatori, che la giunta comunale vuole vendere ai privati. Il sindaco renzi, l’uomo del “fare”, nella sua perenne ricerca di notorietà  (ma non assomiglia a qualcuno?), ha bisogno di denaro. Così, mentre rifiuta la proposta dei Della Valle di costruire loro lo stadio, con i loro soldi, e afferma che ci penserà il comune, con i nostri soldi, vende beni pubblici come fossero noccioline al miglior offerente. Vuoi mettere il lustro che verrà dall costruzione dello stadio in confronto a recuperare dai vecchi immobili  luoghi sociali, servizi, case popolari? Nel volantino i prossimi appuntamenti.

qui per ulteriori informazioni sul progettoconciatori

25 novembre. giornata contro la violenza sulle donne

Non mi è proprio piaciuta la lista della Bonino alla trasmissione Vieniviaconme. Penso che sia necessario partire sempre da se stesse, questo mi ha insegnato il femminismo, e per quanto mi riesce cerco di applicarlo. Troppo facile criticare le culture degli altri, anche se criticabili, e non parlare della propria. Penso che le donne musulmane non siano tutte delle cretine senza cervello, e della loro oppressione e dei loro burka  possano benissimo parlare loro stesse.  Noi cominciamo occupandoci della nostra di cultura, che in quanto a maschilismo non ha niente da invidiare alle altre.

Per cui anch’io ho scritto alla trasmissione di Fazio e Saviano, mandandogli la lista dei femminicidi degli ultimi mesi in Italia pubblicato da femminismoasud. Tutti in maggioranza compiuti da uomini italiani, in genere mariti, conviventi, fidanzati.   Quando si parla degli altri si parla di questione culturale? E perchè non sarebbe  una questione culturale la nostra? Son stufa della stroria degli italiani  “brava gente”,  questo elenco parla di altro, parla di qualcosa che non si può più continuare a ignorare:

novembre /ottobre

Emiliana Femiano, 25 anni, uccisa dal suo ex convivente, aveva trascorso anni d’inferno per uscire da una storia con un uomo violento. Lui, italianissimo, aveva già tentato di ucciderla colpendola più volte con un coltello. Lei era sopravvissuta e lui ha fatto un annetto di carcere. Poi è stato rimandato dopo pochi mesi ai domiciliari e l’ha ammazzata.

Napoli: Sofia Spinelli ha due mesi di età. Lo zio la sente piangere e l’accoltella.

Adelina Ciavatta e Maria Giagnacovo, madre e cugina dell’assassino, di 82 e 74 anni, vengono uccise da un uomo (figlio e cugino) forse per motivi economici.

Tiziana Falbo, 37 anni, uccisa a Cosenza dal convivente.

Natalina Rognoni, 91 anni, a Novara, è stata uccisa dal figlio.

Angelica Cappelli, 15 anni, a Subiaco (Roma), morta ammazzata dal padre, carabiniere, che ha sparato alle figlie di 13 e 15 anni. Angelica muore.

Lucia Lambertini, 60 anni, uccisa a Livorno dal marito.

Rosa Reiterer, 75 anni, a Sarentino (Bolzano) ammazzata a martellate dal genero che poi se ne torna a casa a dormire.

A Bologna è morta Caterina Tugnoli, 42 anni, ammazzata da un uomo con il quale aveva avuto una relazione lunga tre anni, al termine della quale lei aveva cambiato la serratura della porta. Lui, un agente di custodia, quindi dotato di arma, come tanti tra gli autori di delitti in famiglia, ha insistito molto per incontrarla, lei non si è fidata e lui allora l’ha aspettata sotto la porta di casa e lì ha messo in atto la sua guerra personale. Morta lei, suicida lui.

Si chiamava Eleonora Liberatore e anche lei, a Cesena, alla giovane età di 37 anni, è stata uccisa a coltellate, sul petto e sulla schiena, dal suo ex compagno che ancora non si rassegnava alla fine del loro rapporto. Per lui c’era un provvedimento cautelativo. Cosa significa concretamente non saprei perchè di sicuro non ha tutelato la donna che lo aveva denunciato per stalking e che è stata aggredita in un bar, mentre stava con gli amici, senza che evidentemente qualcuno abbia potuto fare qualcosa per lei.

Allinca Elenea Rosu, 48 anni, l’ennesima vittima di femminicidio in italia, accoltellata a morte dal marito.

Lea Garofalo è stata sequestrata un anno fa. Oggi sappiamo che fu torturata e sciolta nell’acido. Lei si era schierata contro la ‘ndrangheta e della ‘ndrangheta faceva parte il suo ex convivente e padre di sua figlia.

Albissola (Savona): Kamila Lysadorska è stata uccisa a coltellate dall’ex fidanzato, italiano. Lui aveva ancora le chiavi. A ritrovare il suo corpo in un lago di sangue i due figli di 4 e 6 anni che sono andati a chiamare la vicina per chiedere aiuto.

San Nicandro Garganico (Foggia): Anna de Pilla, è stata picchiata a morte dal marito. Della coppia si dice che viveva un rapporto molto violento e che lei non aveva mai denunciato per paura delle ritorsioni.

Sonico (Brescia): Anna Maria Riva, è stata accoltellata dal figlio il quale dopo avrebbe tentato di uccidersi.

Firenze: Anna Maria Lotti e Eva Bigalli, rispettivamente madre e figlia, sono state accoltellate da un vicino di casa. Il vicino era stato denunciato da loro per stalking perchè manifestava comportamenti minacciosi e aggressivi chè non tollerava il cagnolino delle due donne. Era stato condannato. Questa la vendetta. La madre, Anna Maria Lotti, è morta. La figlia è stata ferita gravemente ma per fortuna è sopravvissuta.

Alessandria: Paola Carlevaro viene strangolata nel sonno dal marito. Di lui ovviamente dicono che era tanto depresso.

Treviglio (Bergamo): Silvia Betti viene accoltellata dal marito. Lei voleva separarsi.

Roma: una donna di nazionalità rumena, Maricica Hahaianu, viene colpita dal pugno di un italiano. Lei finisce in coma e subisce una delicata operazione per i danni al cranio, poi muore.

Como: Maria Luigia Pozzoli viene accoltellata a morte da un uomo. Pare avessero dei “banali dissidi”.

Pontecorvo (Frosinone): Anna Spiridigliozzi viene uccisa dal suocero.

Garbagnate Milanese: Petronilla Sanfilippo viene accoltellata e poi finita con un ferro da stiro. Viene arrestato il suo compagno che dopo averla uccisa pare l’abbia anche rapinata.

Avetrana: Sarah Scazzi viene uccisa, secondo una prima confessione, dallo zio molesto. La cugina viene arrestata come complice del delitto. Attualmente le versioni di avvocati, consulenti e media, ancora prima della conclusione o dell’inizio di un processo, sgravano l’uomo da qualunque responsabilità e addebitano il delitto alla cugina.

Como: si tratta di Beatrice Sulmoni, il cui corpo è stato ritrovato nel lago in zona Ticinese, uccisa dal marito che prima di gettarla in acqua aveva tentato di decapitarla. Lei era incinta di tre mesi.

Novi: Shahnaz Begum viene uccisa a sassate dal marito mentre il figlio tenta di far fare la stessa fine alla sorella. Nosheen, questo il suo nome, non accettava nozze combinate e la madre ha tentato di difenderla.

Settembre:

Livorno: Lui spara alla moglie, Elisabetta C., 46 anni, uccidendola, e poi si suicida. E’ il figlio a trovare i corpi.

Torino: Spirita Regis, 68 anni, a Bussoleno, viene uccisa a colpi di pistola dal figlio che poi si suicida. Di lui scrivono che avesse disagi psichici.

Brescia: lui uccide con un fucile la figlia di tre anni, Nicol Fogari, che ha avuto dall’ex compagna, fa fuori anche il cane e poi si suicida.

Portici (Napoli): Teresa Buonocore viene ammazzata nella sua auto. Secondo gli inquirenti sarebbe una esecuzione per la quale sono stati arrestati due uomini e sono attualmente indagati come mandanti il fratello e la moglie di un uomo, anche lui indagato, condannato a 15 anni di prigione per abusi su minori inclusa la bambina di otto anni di Teresa Buonocore.

Poggioreale: Emma Durante viene ammazzata a coltellate davanti al figlio dal marito. Costui tenta il suicidio senza riuscirvi. Secondo i vicini era una coppia che litigava spesso.

Genova: Artichiana Mazzucchelli viene bastonata e poi gettata dalla finestra del quarto piano. Viene arrestato il nipote.

Rimini: Monica Anelli viene uccisa con un colpo di balestra. Aveva tentato la fuga senza riuscirvi. E’ stata colpita da una freccia. L’ha ammazzata lo zio che ha anche staccato i tubi del gas per fare esplodere la casa. In seguito si è suicidato.

Cavenago: Zabina Kazanxhiu, viene uccisa a coltellate dopo essersi separata dal marito. Lui non ha permesso che lei vivesse una più serena esistenza lontana dalle violenze che il marito le infliggeva.

Milano: Teresa Patanìa viene ammazzata a colpi di pistola dall’ex marito. Una vera e propria esecuzione sotto gli occhi atterriti di vicini, figli, parenti. Prima di morire Teresa Patanìa pare avesse chiesto più volte di salvare i bambini.

Agosto:

Cinisello: Mariangela Corna muore strangolata dal marito.

Cerignola (Bari): Anna Parrucci viene uccisa per strada a colpi di pistola. Viene ferita anche la figlia di un anno e mezzo. L’ipotesi è di un delitto compiuto da qualcuno di famiglia per banali contrasti.

Partanna (Trapani): Carmela Scimeca viene uccisa a coltellate dal marito il quale poi si suicida. Stavano per separarsi.

Roma: una donna, Catia Carbini, 47 anni, viene uccisa con una pistola dal marito che poi si è suicidato. Avevano due figli quasi maggiorenni. Stavano per separarsi.

Brescia: Cesarina Boniotti muore di percosse violente inflitte dal suo convivente. Avevano dei problemi economici e vivevano una vita abbastanza grama. Lui è stato arrestato per omicidio.

Genova: Mara Basso uccisa con varie coltellate dal marito, un carabiniere. Erano in corso le pratiche per il divorzio.

Milano: Emlou Aresu viene uccisa a pugni da un uomo che dopo aver litigato con la fidanzata è uscito di casa con l’intenzione di uccidere una donna qualsiasi.

Canicattì (Caltanissetta): Costanta Paduraru viene uccisa a coltellate dal marito. Erano separati, lui aveva chiesto un “chiarimento” e ha chiarito perfettamente il suo punto di vista.

Milano: Jolanda Ripamonti viene soffocata con un cuscino dal marito. Pare volesse mettere fine alle sue sofferenze. Lui è stato arrestato per omicidio volontario.

Luglio:

Parma: Argia Lazzari viene trovata morta 10 mesi prima alla fine di una scarpata con l’auto. Ora si indaga il marito dopo che l’autopsia avrebbe rilevato un colpo alla testa non compatibile con l’incidente.

Ancona: Rita Pulvirenti e Silvana Mannino, rispettivamente madre e figlia, muoiono ammazzate a colpi di arma da fuoco. Si salva solo Vincenza Mannino, sorella e figlia delle due vittime. Della strage viene accusato l’ex fidanzato di Vincenza Mannino.

Milano: una donna di origini ecuadoriane, Karina Labezzaris Munoz, 35 anni, viene trovata morta ammazzata da ferite inferte all’addome da un coltello da cucina. Gli inquirenti cercavano come responsabile del delitto uno che certamente conosceva.

Udine: Ileana Vecchiato, Diana Alexiu, sono due delle escort scomparse e uccise da un uomo italiano, un serial kiler, che ammazzava le donne con una balestra.

Brescia: Carla Ruffatto e Franca Dolcetti, rispettivamente zia e cugina del femminicida, vengono prese a sprangate dal nipote. Muore la zia e la cugina sopravvive. Lui viene arrestato per omicidio.

Predosa (Alessandria): Franca Pisano viene colpita con un coltello da cucina e ucciso. Accusato è il figlio.

Roma: una donna romena, Angela Mihalova Nijinic, viene accoltellata e uccisa in un sottopasso della stazione di Civitavecchia. Viene accusato il suo ex.

Cuneo: Katerina Marcovic viene uccisa a coltellate. La stessa fine fa il suo amico. Autore dei delitti è l’ex di lei che poi si suicida.

Mestre: Eleonora Noventa, appena sedicenne, viene uccisa dal suo ex trentunenne. Lei lo aveva lasciato. Dopo averle sparato lui si suicida.

Bari: Chiara Brandonisio conosce un tale sul web. Lo incontra, lo rifiuta e lui la uccide a sprangate.

Roma: Anna Maria Tarantino viene picchiata, strangolata e uccisa da un uomo che non accettava un suo rifiuto. L’ha uccisa perchè lei ha detto di No. Lo stesso è avvenuto per tante altre.

Biella: Rosangela de Donà viene trovata uccisa e bruciata dentro il bagagliaio dell’auto. E’ stato arrestato un pregiudicato per motivi annessi ad affari economici di non si sa quale genere.

Venezia: Roberta Vanin muore di coltellate per mano dell’ex convivente. Continuavano a frequentarsi per motivi di lavoro nonostante la separazione. Avevano avuto dei contrasti aggravati dal fatto che lei aveva intrecciato una nuova relazione. Lui ha tentato il suicidio. Senza riuscirci.

Torino: Simona Melchionda viene uccisa e gettata nel fiume. Dopo molti giorni il suo ex, un carabiniere, confessa di averla uccisa con la sua pistola d’ordinanza.

Cremona: Debora Palazzo viene uccisa a colpi di arma da fuoco dall’uomo con cui viveva una relazione oramai agli sgoccioli. Lui poi si suicida.

Villa Raspa di Spoltore: Angela Mihaloeva, ammazzata per strangolamento dal suo compagno. Secondo la stampa avevano problemi di miseria. E si sa che tutti i poveri per placare i disagi derivanti dalla povertà ammazzano le donne.

Torino: una donna di origini filippine viene trovata morta nel suo appartamento, strangolata e senza slip. Si presume sia stato un conoscente.

Cremona: Maria Montanaro e Livia Balcone, entrambe ex dell’assassino, vengono uccise con un arma da fuoco da un uomo che decide in un solo giorno di fare i conti con le sue ex fidanzate, una delle quali per nulla recente, e poi suicidarsi.

sull’autonomia del femminismo arabo

Un articolo di Fatima Mernissi tradotto dal sito mundoarabe.org

SULL’AUTONOMIA DEL FEMMINISMO ARABO

La rivoluzione consiste nel capire il linguaggio estraneo e minaccioso degli altri. “Il femminismo non è nato nei paesi arabi, è un prodotto importato dalle grandi città dell’Occidente”. Questa affermazione si sente spesso in bocca a due gruppi di persone che per il resto non si assomigliano per niente. Da un lato il gruppo dei leader religiosi conservatori arabi e dall’altro quello delle femministe provinciali occidentali, e ciò che questa opinione sottintende è che la donna araba è un essere subumano, sottomesso e mezzo tonto, che è felice nella degradazione organizzata dal patriarcato e nella miseria istituzionalizzata.

Gli interessi occulti che il primo gruppo- i leader religiosi conservatori arabi- nascondono dietro questa visione della donna araba sono facili da capire. L’affermazione stessa contiene il presupposto ideologico chiave, imprescindibile per la sopravvivenza dell’Islam patriarcale. Dai suoi inizi questo si è sentito minacciato dalle femmine arabe ribelli. A me recitavano  piamente passaggi del prestigioso repertorio del hadit di Bukhari, nel quale le donne vengono paragonate al caos sociale e a Shaytan, ogni volta che davo mostra di prendere qualche iniziativa anticonformista, perfino all’età di sei anni.

Nel Corano si trovano due concetti che sono in relazione con gli impulsi sovversivi e i poteri distruttivi delle donne: nushuz e qaid. Entrambi si riferiscono alla tendenza delle donne a essere cittadine poco cooperative e affidabili della umma, o comunità musulmana. Nushuz si riferisce specificatamente alle tendenze ribelli della moglie nei confronti del marito in un ambito nel quale l’obbedienza femminile è vitale: la sessualità. Nel Corano è nushuz la decisione della moglie di non soddisfare il desiderio di avere relazioni sessuali del marito. Qaid è la parola chiave della Sura di Josè, nella quale il detto profeta è perseguitato da una moglie adultera caparbia e senza scrupoli.

Come possiamo verificare la tendenza sovversiva delle donne è già riconosciuta dal Corano nel secolo VII, ma il leader arabi odierni si sorprendono e pontificano contro le idee distruttive importate dall’Occidente ogni volta che nutrono sospetti sul fatto che le donne arabe possano ribellarsi. L’atteggiamento di questi uomini è comprensibile: se riconoscessero che la resistenza delle donne è un fenomeno autoctono dell’Islam, dovrebbero riconoscere che l’aggressione contro il loro sistema non viene solo da Washington e Parigi, ma anche dalle donne che abbracciano ogni notte, e chi vuole vivere con questo pensiero?

Come i testi sacri delle altre grandi religioni monoteiste- l’ebraismo e il cristianesimo- che l’Islam rivendica come propria fonte e riferimento, il Corano contiene gli archetipi delle relazioni gerarchiche e della diseguaglianza sessuale. Questi modelli si sono riaffermati nel corso di quattordici secoli, grazie a diverse ulteriori circostanze, come per esempio il potere il potere politico ed economico dell’età dell’oro del trionfo musulmano, quando nacque il concetto delle dshawari, le deliziose schiave del piacere, colte e piene di talento. Sono l’archetipo prefabbricato con le donne arabe e musulmane devono fare i conti. Le dshawari, che erano solitamente doni (e bustarelle e ricompense) a uomini influenti, erano la versione laica della hurì, che il Corano descrive come creatura femminile, eternamente vergine, affettuosa e bella, che viene offerta come ricompensa ai credenti devoti quando arrivano in paradiso. Ai devoti di sesso maschile, ben inteso. Questi modelli sacri e laici di donna hanno avuto una enorme incidenza nella creazione e nel mantenimento dei ruoli sessuali nella civilizzazione musulmana. Perciò, perchè le donne arabe non dovrebbero ribellarsi?

Dopo tutto, anche se molti uomini arabi e quasi tutti i turisti hanno una immagine romantica della donna araba, la sua vita reale non assomiglia affatto a quella delle Mille e una notte. La maggioranza delle donne marocchine svolge molti lavori essenziali, ma spesso non riconosciuti, come tessere tappeti, montare collane, intrecciare il cuoio e cucire, oltre a lavorare nell’agricoltura, nella enorme amministrazione burocratica, nell’industria leggera e naturalmente nel settore dei servizi, oltre a pulire, cucinare e aver cura dei bambini.

Senza dubbio la colonizzazione ha svalutato il lavoro delle donne ancor più dei sistemi patriarcale autoctoni: da un lato a causa della perdita di prestigio del lavoro manuale in generale per l’affermarsi delle conoscenze tecniche e in particolare per la svalutazione del lavoro domestico all’interno del mondo capitalista, che non lo considera un lavoro produttivo e non lo include neanche nei bilanci nazionali.

La creazione di nazioni indipendenti è stato un fattore importante nell’innalzare le aspettative delle donne, nonostante siano state tradite molte volte e con conseguenze tragiche, per esempio in Algeria. La donna dell’Africa del Nord sogna oggi di ottenere un impiego fisso in qualche istituzione statale, un salario e una sicurezza sociale che copra l’assistenza medica e il pensionamento. Le donne non contano più sull’uomo per il loro sostentamento, ma sullo Stato. Anche se forse neanche questo è l’ideale, per lo meno è un passo avanti, una liberazione dalla tradizione. Inoltre, grazie a questo, le donne marocchine partecipano attivamente al processo di urbanizzazione. Abbandonano le aree rurali in una percentuale paragonabile a quella della migrazione maschile, in cerca di una vita migliore sia nelle città arabe che in quelle europee. Secondo un recente studio la percentuale di donne che lavorano fuori del paese è il 40%,.

Inoltre, in alcune professioni la percentuale di presenza femminile inizia ad essere notevole se si tiene conto che fino alla Seconda guerra Mondiale le donne marocchine vivevano recluse nelle proprie case, senza poter andare a scuola o competere per un titolo o un impiego, né nel settore pubblico né in quello privato. Il loro contributo all’agricoltura, all’artigianato e al settore dei servizi si sviluppava negli spazi tradizionali e poteva essere ignorato perchè considerato lavoro domestico. Le donne contribuivano come mogli, madri, figlie, zie…ma non come donne in sé.

Negli anni quaranta e cinquanta le donne marocchine pensavano ancora che il lavoro domestico fosse il loro destino, ma oggi le donne giovani vogliono avere istruzione e lavoro. Questo è ancora molto difficile da ottenere. Nell’amministrazione e nell’industria le donne possono aspirare a un impiego soltanto se hanno due anni o più di istruzione secondaria, e anche in questo caso solo dopo essersi qualificate come segretarie. Nel 1982 le femmine erano solo il 37% degli alunni della scuola primaria, il 38,1% della scuola secondaria e il 26,3% degli studenti universitari.

Nelle elezioni del 1977, tre milioni di donne andarono alle urne. Di 906 candidati al parlamento otto erano donne e nessuna fu eletta. Il nostro parlamento attualmente è composto esclusivamente da uomini. Tuttavia ormai quasi la metà dell’elettorato è composto da donne. E questo è quello che conta per i partiti politici, che ora competono per manipolare e guadagnare i voti delle donne. In queste settimane di campagna elettorale le donne marocchine hanno la sensazione di vivere in un altro pianeta, nel quale i politici, solitamente indifferenti alle necessità delle donne, cercano di trovare un linguaggio che esse comprendano e si rivolgono perfino direttamente a loro. È chiaro che per trovare un linguaggio adeguato dovrebbero fare miracoli, perchè dovrebbero rinunciare ai loro pregiudizi ancestrali. Dovrebbero superare le loro idee stereotipate di femminile-passivo e aprire gli occhi sulla realtà delle donne marocchine, le cui preoccupazioni principali- per quanto gli resti difficile crederlo- non sono i cosmetici, il velo o la danza del ventre, ma le pari opportunità nell’istruzione, nel lavoro, nella promozione dei loro interessi,ecc.

Per tutto questo, il fatto che alcune femministe occidentali vedano le donne arabe come schiave servili e obbedienti, incapaci di prendere coscienza o di sviluppare proprie idee rivoluzionarie, che non seguano il dettato delle donne del mondo più liberate (di New York, Parigi, Londra), a prima vista sembra più difficile da capire che un atteggiamento simile da parte dei patriarchi arabi. Ma se ci si domanda molto seriamente (come io ho fatto molte volte) perchè una femminista americana o francese crede che io non sia preparata come lei nel riconoscere gli schemi di degrado patriarcale, si scopre che questo la colloca in una posizione di potere: lei è la leader e io la seguace. Lei, che vuole cambiare il sistema in modo che la situazione delle donne sia più egualitaria, nonostante questo (nel più profondo del suo retaggio ideologico sublimale) mantiene l’istinto deformante, razzista e imperialista degli uomini occidentali. Perfino davanti a una donna araba con qualifiche, conoscenze ed esperienze simili alle sue, riproduce inconsciamente gli schemi coloniali di supremazia.

Quando incontro una femminista occidentale che crede che io debba esserle grata per la mia evoluzione nel femminismo, non mi preoccupa tanto il futuro della solidarietà internazionale delle donne, quanto la capacità del femminismo occidentale di creare movimenti sociali popolari che ottengano un cambiamento strutturale nelle capitali mondiali dei propri imperi industriali. Una donna che si considera femminista, invece di vantarsi della sua superiorità rispetto alle donne di altre culture e di aver preso coscienza della propria situazione, dovrebbe chiedersi se è capace di condividere questo con le donne delle altre classi sociali della sua cultura. La solidarietà delle donne sarà globale quando saranno eliminate le barriere tra classi e culture.