mondiali al contrario

Cosa significano i mondiali di calcio per le popolazioni dei paesi in cui si svolgono?

Sono sempre stati occasione di lucro per i soliti pescecani, e un disastro per gli strati più poveri della popolazione. Dappertutto.  A volte anche occasione per dar lustro internazionale a governi assassini, come i mondiali d’Argentina del ’78, che si svolsero mentre nel paese  si tortutavano e facevano sparire 30.000 persone, nel silenzio del mondo.

Anche quelli in Sudafrica non si smentiscono.  Gli abitanti delle baraccopoli sono stati forzatamente sfrattati e fatti vivere in transit camps, mentre ai venditori di strada è stato proibito di vendere la propria merce durante tutta la durata della Coppa del mondo. I poveri vengono spinti fuori, lontano dagli occhi dei turisti e dei giornalisti. Non c’è posto per i miserabili nella grande vetrina internazionale.

Esiste in Sudafrica un movimento nato dal basso Abahlali baseMjondolo [«quelli che vivono nelle baracche» in lingua zulu] , costituito dagli abitanti delle baraccoli che si sono autorganizzati. Il movimento ha basi in una decina di grandi città del paese. I baraccati, gli abitanti delle towships o favelas hanno preso a ribellarsi già da anni, perché le politiche neoliberiste dei governi hanno impoverito enormemente il grosso della popolazione e messo tutto sul mercato, al punto che una delle piaghe più frequenti è il distacco per morosità della luce o dell’acqua, nelle baracche. Così, la gente ha [ri]cominciato ad organizzarsi, con la parola d’ordine: «Siamo poveri nelle tasche, non nella testa». In questo periodo, in attesa dei mondiali Abahlali ha promosso molte manifestazioni e iniziative di protesta che sempre più spesso sono state represse con la violenza dalla polizia e dalle milizie armate. Dei loro rappresentanti sono venuti in Italia alla fine di maggio, ospiti della campagna “Mondiali al contrario” promossa dal settimanale Carta, sono stati ospiti in molte localitàdel nostro paese, tra le quali Rosarno e l’Aquila.

I mondiali sono poi una tragedia ancora più grande per le donne povere, ultime tra gli ultimi.

A questo proposito ecco cosa ci dicono gli uomini di maschile plurale

I mondiali degli uomini

Vogliamo rivolgerci agli uomini, e in particolare a tutti gli uomini italiani che attendono con trepidazione l’inizio del campionato mondiale di calcio in Sudafrica.

Migliaia di ragazze africane strappate nei mesi scorsi alle loro case e alle loro famiglie con la violenza, o con l’inganno e il ricatto vengono messe per strada dalle organizzazioni criminali nelle città sudafricane che ospiteranno nei prossimi giorni le partite del mondiale.

Si tratta di un impressionante traffico di esseri umani provenienti dai paesi limitrofi al Sudafrica come il Mozambico, finalizzato allo sfruttamento forzato della prostituzione, dell’accattonaggio, della pedofilia e del turismo sessuale.

Come denunciano molte organizzazioni internazionali (U.E., Amnesty …) fenomeni analoghi caratterizzano da alcuni anni tutti i grandi eventi sportivi internazionali. Si calcola che ben 40.000 ragazze, tra le quali molte minorenni, furono trasferite con la forza in Germania dai paesi dell’est-Europa in occasione dei mondiali di calcio del 2006.

Anche in Italia ogni anno molte ragazze africane, sud-americane, est-europee etc. arrivano sulle nostre strade come schiave. Il meccanismo è lo stesso: vengono minacciate di morte insieme alle loro famiglie e costrette a prostituirsi per pagare il debito contratto con chi aveva promesso loro l’illusione di un lavoro in un paese più ricco, e quando si rifiutano, o non potendone più, cercano di scappare vengono picchiate e stuprate anche fino alla morte. Cinquecento sono state le donne vittime di tratta assassinate in dieci anni nel nostro paese.

A milioni (4 secondo alcune statistiche, 10 secondo altre), noi maschi italiani continuiamo ad andare “a puttane”. Facciamo finta di non accorgerci che gran parte delle volte davanti a noi non c’è una persona che dispone liberamente del proprio corpo e della propria vita e che potrà spendersi quei soldi che le diamo come meglio crede, e così andiamo ad alimentare il mercato e il traffico di esseri umani, di organi, di armi e droga, rendendo sempre più violente e invivibili le nostre città e le nostre stesse vite. Un prezzo davvero troppo alto da pagare e far pagare!

Ma davvero disporre del corpo di una donna non libera è un esperienza appagante? Davvero abbiamo una percezione così misera dei nostri corpi e della nostra sessualità?

Siamo sicuri che solo con il denaro, il potere, la violenza possiamo ottenere quello che cerchiamo e desideriamo nella relazione con una donna (un uomo o una trans) e con il suo (loro) corpo?

A chi andrà in Sudafrica per i mondiali o a chi pensa di festeggiare una notte magica di vittoria o sfogare la rabbia di una sconfitta con un vero e proprio “stupro a pagamento” nelle strade delle nostre città, a noi, agli uomini tutti, chiediamo di aprire gli occhi e vedere quali sono le condizioni di vita che spingono tante donne e uomini a fuggire dal proprio paese illudendosi di trovare fortuna in un paese più ricco, e trovando invece troppo spesso l’orrore, lo sfruttamento, la disperazione, la morte.

A tutti vogliamo dire che si può andare in Sudafrica (o godersi il mondiale in TV o per strada) e tornare a casa alla fine di una giornata di lavoro, di una partita, di un viaggio, senza diventare criminali o complici di tutto questo. Semplicemente rimanendo umani.

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