Juana Inès de la Cruz

Juana Inès de la Cruz, letterata e studiosa, nonché maggiore poetessa barocca messicana, nelle sue composizioni coltivò tutti i generi letterari e tutti i tipi di versificazione. Conscia e fiera delle proprie capacità intellettive, suscitò grande ammirazione ma anche sentimenti di astio e inimicizia da parte del clero a causa della particolare vocazione per lo studio, sommata ad una imperdonabile lontananza dalla ricerca di mortificazione e perfezione spirituale.

Nonostante le invidie e le pericolose antipatie. Juana perseguì per tutta la sua esistenza lo scopo vero della sua vita, studiare e comporre versi, contravvenendo alle regole che la morale della chiesa le imponeva. Il suo ardire nel ribellarsi a tali regole scatenò un vero e proprio scontro per stabilire chi dovesse primeggiare. Evidentemente una semplice donna non poteva vincere, era anzi necessario zittirla con una punizione esemplare. Juana doveva tornare sui suoi passi : con l’abiura dovette rinunciare allo studio, alla conoscenza, alla scrittura, alla “vita mondana”, in definitiva alla vita, da quel giorno infatti si dedicò alle consorelle colpite dalla peste, morendo anch’essa contagiata dalla malattia nell’anno 1965.

Questa grande artista, colpevole di aver cercato di definire uno spazio per sé in un mondo culturale coloniale, premoderno, anti-intellettuale e maschile, è considerata da molti la prima femminista della storia americana, è stata eletta a icona di movimenti per la liberazione della donna e le vicissitudini della sua vita-oggetto di una riscoperta avvenuta soprattutto negli anni ’30- hanno ispirato numerose opere letterarie, sceneggiature cinematografiche, testi teatrali. Il ritrovato interesse perla drammatica esistenza della monaca ha certamente a che vedere con le similitudini del “Nuevo Mundo” in cui visse suor Juana con il “Primo Mondo”. Non sembra infatti che gli errori del passato rispetto alle guerre coloniali abbiano insegnato granchè, e anche il ruolo della donna rispetto ai tempi di Juana Inès è certamente migliorato, ma non tanto quanto ci si poteva aspettare, come dimostrano le incessanti violenze e umiliazioni subite da donne di ogni età in svariati contesti (privato, pubblici, politici).

La peor del mundo: così firmò, utilizzando il proprio sangue come inchiostro, la lettera di rinuncia definitiva agli studi, al termine del processo avviato dal vescovo Aguiar y Seijas contro di lei.

La vita e la poesia di Suor Juana Inès del la Cruz, indissolubilmente legate, giungono a noi attraverso i secoli, chiedono di essere lette e narrate. Di rivivere in nuove immagini e nuove forme.

Da “La peor del mundo, Juana Inès de la Cruz, prima femminista d’America”, tesi di laurea di Natasha Czertok in sociologia dell’arte, Università degli studi di Ferrara.