Riportiamo da Noi non siamo complici l’appello dei detenuti del CIE di Via Corelli di Milano, che dal 3 marzo sono in sciopero della fame. partecipano tutte le sezioni: femminile, maschile e trans.
Siamo stanchi di non vivere bene. Viviamo come topi. La roba da mangiare fa schifo.
Viviamo come carcerati ma non siamo detenuti.
I tempi di detenzione sono extra lunghi perché 6 mesi peridentificare una persona sono troppi.
Siamo vittime della Bossi Fini.
C’è gente che ha fatto una vita in Italia e che ha figli qua, gente che ha fatto lascuola qui e che è cresciuta qui.
Non è giusto. Non siamo delinquenti.
L’80 per cento di noi ha lavorato anni per la società italiana e si è fatta il culo.
I veri criminali non ci sono qui. Una settimana fa uno di noi ha cercato di suicidarsi.
Poi sono arrivati i poliziotti coi manganelli per picchiarci come criminali o animali.
Siamo stanchi di questa vita. Vogliamo essere liberi come dei gabbiani e volare.
Però sei mesi sono troppi per un’identificazione, qui è peggio, peggio della galera.
La gente uscita dal carcere viene riportata qui altri sei mesi dopo che ha pagato la sua pena, non è giusto.
La gente che ha avuto asilo politico dalla Svizzera o da altri stati in Europa e del mondo qui in Italia non li accettano, non è giusto.
I motivi dello sciopero è che i tempi sono troppo lunghi e abbiamo paura perché due di noi sono morti dopo che sono stati espulsi altri sono pazzi e noi non sappiamo cosa fanno loro dopo l’espulsione, e per andare ti fanno le punture e diventi pazzo, alcuni muoiono.
Entrando qui eravamo tutti sani e poi usciamo che siamo pazzi. Inoltre rimarremo in sciopero fino a che non fanno qualcosa per quelli arrestati di Torino che hanno fatto tante cose per noi e che ora son in carcere.
Come scrive Dante il grande poeta “Vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare”.
Anche nei centri di Ponte Galeria, Bologna e Torino i detenuti si stanno organizzando per iniziare a loro volta lo sciopero.
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