donne nei cie


L’indifferenza è complicità.

CIE, Centri di identificazione ed espulsione, è il nuovo nome per i CPT, Centri di permanenza temporanea, creati nel 1998 con la legge Turco-Napolitano e disseminati su tutto il territorio nazionale. Per esservi rinchiusi basta essere “stranieri” e non possedere un foglio di carta, che si chiama permesso di soggiorno.

FAITH.

Ragazza nigeriana di 23 anniCondannata a morte nel suo paese per essersi difesa ed aver ucciso l’uomo potente e ricco che tentava di violentarla.

Trovata senza permesso di soggiorno e rinchiusa nel CIE di Bologna, il 20 luglio 2010 viene rimpatriata , nonostante la sua richiesta di asilo politico.

In Nigeria potrebbe essere impiccata a breve.

NGOM

Donna senegalese, madre di 6 figli.

12 anni fa arriva in Italia, fuggendo da un marito violento.

Rinchiusa nel CIE di Bologna, rischia di essere espulsa e di venir riconsegnata al marito-aguzzino.

RAYA

Rinchiusa nel CIE di Bologna, è stata picchiata da un poliziotto in borghese e poi lasciata svenuta sul pavimento sotto gli occhi indifferenti degli operatori della Misericordia, il “misericordioso” ente che gestisce il Centro.

NABRUKA MINUMI

Tunisina, 44 anni.

In Italia da più di 20 anni.

Un marito e un figlio.

Catturata mentre è in coda in Questura per rinnovare il permesso di soggiorno, viene rinchiusa nel CIE di Ponte Galeria a Roma.

Le comunicano l’espulsione.

Lei si impicca.


PREZIOSA

Trans brasiliana.

Nel CIE di Via Corelli a Milano apre un po’ una finestra per cambiare l’aria.

Per questo alcuni agenti e l’ispettore di polizia la insultano e la picchiano selvaggiamente con calci, pugni e manganellate

IOY

Joy insieme a Helen, Florence, Debbie, Priscilla e altre sono state picchiate, arrestate e processate, trattenute in carcere per sei mesi per essersi ribellate e aver protestato durante una rivolta al CIE di Via Corelli a Milano. Durante il processo Joy ha dichiarato di aver subito subito un tentativo di stupro all’interno del Centro da parte di un ispettore di polizia e ha avuto il coraggio di denunciarlo. Per questo è stata a sua volta denunciata per calunnia.

Joy, come tante altre donne rinchiuse nei lager per migranti, avrebbe diritto ad un permesso di soggiorno come vittima di tratta.