ipazia

titolo originale immagine: Roma – Musei Capitolini – Ipazia

Ipazia nasce ad Alessandria d’Egitto intorno al 370 d.C. Figlia del matematico Teone, fu sua allieva e collaboratrice, ma ben presto lo superò e divenne ella stessa maestra di molti nelle scienze matematiche.
Filosofa neoplatonica, musicologa, medico, scienziata, matematica, astronoma, madre della scienza sperimentale (studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro), giunse “a tanta cultura da superare di molto tutti i filosofi del suo tempo”
“Ipazia insegnava ad entrare dentro di sé (l’intelletto) guardando fuori (la volta stellata) e mostrava come procedere in questo cammino con il rigore proprio della geometria e dell’aritmetica che, tenute l’una insieme all’altra, costituivano l’inflessibile canone di verità”.
Insegnava come Socrate per le strade e si dice che il prefetto romano Oreste cercasse il suo consiglio nelle questioni di carattere pubblico e che addirittura fosse suo discepolo. Ipazia non teneva il suo sapere per sé, né lo condivideva soltanto con i suoi allievi. Al contrario, lo dispensava con grande liberalità a chiunque e per questo si conquistò grande considerazione fra i suoi concittadini. Insegnò ininterrottamente ad Alessandria per più di vent’anni a chiunque volesse ascoltarla.
Seguace di un sistema eclettico di filosofia, Ipazia può essere considerata come una gnostica che cercò di difendere la rinascita del platonismo contro il cristianesimo.
L’ascesa al potere del cristianesimo e il suo patto con l’impero romano agonizzante portò alla cancellazione delle biblioteche, della scienza, all’annullamento del libero pensiero. A una donna poi doveva essere impedito l’accesso alla religione, alla scuola, all’arte, alla scienza.
Ipazia vedeva nel cristianesimo soprattutto il fanatismo e la violenza, e l’immagine di lei che insegna nelle strade sembra sottolineare un comportamento di sfida e di indipendenza.

Per ordine di Cirillo, vescovo di Alessandria fu barbaramente assassinata nel marzo del 415 da una turba di monaci-assassini: le vennero cavati gli occhi quand’era ancora viva, il suo corpo venne scarnificato, fatto a pezzi e poi gettato a bruciare in un inceneritore per la spazzatura. Le sue opere filosofiche e scientifiche vennero distrutte.
Dopo la sua morte molti dei suoi studenti lasciarono Alessandria e cominciò il declino di quella città divenuta un famoso centro della cultura antica, di cui era simbolo la grandiosa biblioteca. Il ritratto che ci è stato tramandato è di persona di rara modestia e bellezza, grande eloquenza, capo riconosciuto della scuola neoplatonica alessandrina.

«Qualunque religione, qualunque dogma, è un freno alla libera ricerca, e può rappresentare una gabbia che non permette d’indagare liberamente sulle origini della vita e sul destino dell’uomo».

«Se mi faccio comprare, non sono più libera. E non potrò più studiare. È così che funziona una mente libera: anch’essa ha le sue regole».

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