L’esistenza di Frida cambia a 19 anni, quando un incidente su un autobus le provoca lesioni al bacino e la frattura delle vertebre. Un corrimano le trafigge la schiena, provocandole una forte emorragia. Durante la sua vita dovrà sottoporsi a trentadue operazioni, portare busti costrittivi, a subire continui stiramenti della colonna vertebrale.
Subito dopo l’incidente, è costretta a mesi di immobilità nel suo letto. Così inizia a dipingere: il suo primo soggetto è il suo piede che riesce ad intravedere dalle lenzuola. La madre le regala un nuovo letto a baldacchino, sopra il quale viene installato uno specchio. All’inizio il “regalo” la sconvolge totalmente, in quanto a causa della posizione supina che deve mantenere è costretta a vedersi dritta in faccia. Da qui il tema dell’autoritratto che l’accompagnerà tutta la vita: “Perchè mi dipingo? Perchè sono il soggetto che conosco meglio”.
In seguito porta i suoi dipinti a Diego Rivera, grande muralista, per avere una sua critica. Rivera rimane colpito dallo stile della giovane artista e la aiuta ad inserirsi nella scena culturale messicana. I due si sposano nel 1929: la loro sarà una storia tempestosa, piena di passione e di tradimenti.
Frida diviene un’attivista del partito comunista messicano, cui si iscrive nel 1928. Successivamente si allontanerà dal partito, dopo l’espulsione di Rivera
Il rapporto ossessivo con il suo corpo martoriato caratterizza uno degli aspetti fondamentali della sua arte: crea visioni del corpo femminile non più distorto da uno sguardo maschile. Allo stesso tempo coglie l’occasione di difendere il suo popolo attraverso gli autoritratti, facendovi confluire quel folclore messicano e quell’autobiografismo utopico che li rende originali rispetto alla canonica pittura di storia.